
Presentato a Siena il masterplan che ridisegnerà il complesso di Santa Maria della Scala come una “casa della città”
A Siena prende forma un progetto di rilievo internazionale, capace di riscrivere il futuro di uno dei complessi museali più emblematici d’Europa. Il Santa Maria della Scala si prepara a una trasformazione profonda grazie al contributo di tre studi di architettura di altissimo profilo – LAN Architecture, Odile Decq e Hannes Peer – che collaboreranno con Luca Molinari Studio alla definizione del nuovo masterplan strategico per il sito. Una sinergia che porta nel cuore della Toscana alcune delle voci più significative del dibattito architettonico contemporaneo, restituendo centralità all’architettura come strumento di visione urbana e culturale.
Il Santa Maria della Scala non è un semplice edificio: è un organismo vivo, complesso, in continua evoluzione. Nato come ospedale e pellegrinaio, ha saputo nel tempo trasformarsi seguendo i bisogni della città. Oggi, con una superficie di circa 40mila metri quadrati – comparabile a quella del Centre Pompidou di Parigi, ha sottolineato a più riprese Molinari – rappresenta una sfida progettuale unica: quella di conciliare memoria storica, identità museale e apertura alla contemporaneità.

Spazio aperto e flessibile
A quasi cinquant’anni dal progetto di riconversione firmato dall’architetto Guido Canali, la Fondazione Antico Ospedale Santa Maria della Scala, sotto la guida del presidente Cristiano Leone, dà avvio quindi a una nuova fase di rinnovamento. Al centro di questa visione si colloca un approccio non solo architettonico, ma culturale: restituire al complesso la sua natura originaria di “casa della città”, uno spazio aperto, flessibile, integrato con il tessuto urbano e sociale.
Lo studio guidato da Luca Molinari, figura centrale nella progettazione culturale in Italia, ha condotto un accurato lavoro di analisi, dialogando direttamente con Canali e mappando ogni porzione dell’edificio, sia quelle già restaurate che quelle ancora da rifunzionalizzare. Solo dopo questa fase preparatoria – durata oltre un anno – la Fondazione è pronta a condividere pubblicamente le direttrici del nuovo piano.

Armonia tra differenze
Il masterplan non propone un progetto rigido e predefinito, ma un sistema modulare, ramificato e dinamico, in grado di adattarsi nel tempo alle reali esigenze di Siena, del museo e dei suoi pubblici. A ciascuno dei tre studi internazionali coinvolti sarà affidata una macroarea funzionale, da ripensare alla luce di linee guida comuni ma lasciando libertà espressiva e progettuale. Una scelta che evita l’omologazione formale, favorendo invece un’armonia tra differenze, capace di riflettere la storia stratificata del Santa Maria.
Al centro della proposta c’è la volontà di rendere il complesso nuovamente leggibile e fruibile, non solo come contenitore museale, ma come infrastruttura culturale e civica. Particolare attenzione è dedicata alla “spina centrale”, uno spazio-servizio in contatto diretto con l’esterno, pensato come interfaccia tra le diverse aree funzionali e la città. Un luogo di transito e incontro, che rievoca la vitalità dell’antico ospedale e la trasforma in uno spazio contemporaneo, inclusivo e vivo.