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Luce, linee e oscurità: da Lempertz va in scena il racconto dell’arte moderna e contemporanea

Fernando Botero, Senza titolo. Stima
Lucio Fontana, Concetto spaziale. Stima 600-700 mila euro

Colonia si prepara a un doppio appuntamento con l’arte moderna e contemporanea, dove la materia si fa spirito e le superfici si trasformano in portali verso mondi altri. Il 30 e 31 maggio, Lempertz esita una selezione di opere che attraversano decenni, linguaggi e visioni.

L’asta si apre sotto il segno del gesto che rivoluziona: Concetto Spaziale di Lucio Fontana è un’opera che non si guarda, si attraversa. Realizzata tra il 1954 e il 1958, fa parte dei cosiddetti “Gessi”, opere dense, vibranti, che parlano una lingua arcaica e cosmica. Il fuso centrale, contornato da una linea nera e immerso in un vortice di rossi e marroni, evoca un’entità primitiva sospesa in un cosmo senza coordinate. Ma è il buco – anzi, la perforazione – a segnare il superamento definitivo del quadro, l’invito a pensare lo spazio come luogo mentale e infinito. Un atto radicale che Fontana definì “una fuga dalla prigione della superficie”. La stima per quest’opera è compresa tra 600 e 700 mila euro.

Più cerebrale ma non meno visionaria l’opera Linien Nr. 22 del ceco Zdeněk Sýkora. Una danza silenziosa di punti e cerchi, calcolata al computer ma piena di umanità. Sýkora fu tra i primi a integrare l’informatica nel processo artistico, senza rinunciare al mistero visivo. In quest’opera, ciò che a prima vista pare caos è in realtà una mappa intima, un codice che racconta il tempo, lo spazio e l’occhio. La stima è tra i 180-230 mila euro.

E poi c’è il nero, o meglio l’Outrenoir. Pierre Soulages non dipinge con il buio, ma con la luce che esso riflette. Nell’Untitled del 1951, il nero non è ancora totale, ma già dominante. Accanto, il pigmento naturale della noce – caldo, terroso – rivela l’amore di Soulages per la materia viva. Il risultato è un’opera che non mostra, ma risponde: solo chi si avvicina con lentezza può cogliere le infinite sfumature nascoste nell’ombra. La stima è compresa tra 200-250 mila euro.

Un doppio sguardo ci accoglie nella tela bifronte di Max Pechstein. Da un lato, la laguna di Nida vibra di luce e colore; dall’altro, il volto giovane del figlio Frank osserva il mondo con innocenza e mistero. Le pennellate sono larghe, quasi primitive, ma mai casuali. Pechstein, esponente del gruppo Die Brücke, fonde natura e intimità in un dialogo silenzioso tra paesaggio e identità. L’opera è stimata tra 140-160 mila euro.

Karin Kneffel, F. XIX. Stima 150-200 mila euro

È surreale, quasi onirico, il mondo di F. XIX di Karin Kneffel. Mele lucide e iperrealistiche si stagliano su un paesaggio geometrico e idealizzato. Non è solo una questione di tecnica, ma di visione: Kneffel sfida le regole, mescola piani e significati, e trasforma la frutta – spesso vietata nei contesti accademici – in una dichiarazione di libertà pittorica. La stima dell’opera è tra 150-200 mila euro.

Chiude il catalogo una costellazione di opere più intime, ma non meno evocative. La gouache espressionista di Georg Baselitz – realizzata con pastello, matita e inchiostro di china su cartoncino – esplora la tensione tra gesto e figura, ed è stimata tra 30-40 mila euro. Fernando Botero torna alla sua Medellín con una scena piovosa e potente, immersa in un’atmosfera sospesa, con una stima tra 25-35 mila euro. Thomas Struth, con la sua stampa cromogenica realizzata con macchina a lastre, omaggia Gerhard Richter in un ritratto che fonde tecnologia e delicatezza, fissando l’effimero con una tecnica ormai quasi dimenticata. Anche questa opera ha una stima tra 30-40 mila euro.

A Colonia, l’arte moderna e contemporanea si fa racconto, ricerca, sfida. Ogni opera è una voce, ogni tratto un interrogativo aperto. Più che un’asta, un dialogo tra il visibile e ciò che sfugge allo sguardo.

Fernando Botero, Senza titolo. Stima 25-35 mila euro

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