
Un’incredibile scoperta scuote il mondo dell’archeologia: più di 100 nuove strutture sono state individuate nel cuore delle Ande peruviane, all’interno del misterioso e affascinante sito di Gran Pajatén. Immerso nella foresta tropicale del Parco Nazionale del Río Abiseo, a 500 chilometri a nord di Lima, il sito è patrimonio dell’Umanità UNESCO ed era già noto per essere uno dei luoghi simbolo della civiltà Chachapoya, soprannominata il “popolo della foresta nebulare”.
“Questa scoperta è emozionante sotto ogni punto di vista” afferma Juan Pablo de la Puente, direttore del World Monuments Fund in Perù. “Riconnettersi con la nostra eredità culturale significa dare nuova vita alla storia”.
Le strutture appena rilevate raddoppiano di gran lunga il numero degli edifici noti dagli anni ’80, ampliando radicalmente la nostra comprensione della portata del sito. Gli archeologi, grazie a tecnologie all’avanguardia come il Lidar, la scansione laser e la fotogrammetria, sono riusciti a “vedere” attraverso la fitta vegetazione, rivelando un antico paesaggio urbano sommerso dalla giungla.
Ma le scoperte non si fermano alle mura: i ricercatori hanno tracciato una rete di antiche strade preispaniche che collegavano i vari insediamenti Chachapoya, gettando nuova luce sulla loro straordinaria capacità di adattarsi e dominare l’ambiente montano tra i 2.000 e i 3.000 metri di altitudine.

Courtesy World Monuments Fund
Per decenni si è pensato che Gran Pajatén fosse un avamposto cerimoniale isolato. Oggi, grazie a questi nuovi dati, emerge invece come un nodo centrale in una rete territoriale ben organizzata, che comprendeva siti come Cerro Central, Los Pinchudos, La Playa e Papayas. “Era un centro amministrativo, spirituale e culturale” spiega De la Puente. “Un luogo in cui i Chachapoya plasmavano il loro mondo, tra spiritualità e strategia territoriale”.
Le nuove strutture raccontano una storia complessa fatta di simboli scolpiti nella pietra, architetture monumentali e relazioni interconnesse tra villaggi e città nascoste nella giungla. Eppure, siamo solo all’inizio. “Abbiamo analizzato appena il 10% dei dati raccolti con il Lidar” rivela De la Puente. “Le domande sono tantissime: come mantenevano viva una rete così ampia in un ambiente tanto ostile? Quali risorse avevano? Perché proprio lì?”
I Chachapoya prosperarono per secoli prima di cadere sotto l’avanzata degli Inca alla fine del XV secolo. Le ultime scoperte permettono di restituire dignità e centralità a una civiltà che, finora, era rimasta ai margini della narrazione storica sudamericana.
Questa è più di una semplice notizia di archeologia: è una porta spalancata su un passato ancora tutto da esplorare.














