
Michael Venezia è morto all’età di 90 anni, lasciando un segno indelebile nella storia dell’arte del secondo Novecento e dei primi anni Duemila
Il mondo dell’arte contemporanea piange la scomparsa di Michael Venezia, artista raffinato e innovativo, figura centrale della pittura minimale americana. Nato a Brooklyn (New York) nel 1935, Venezia si era diplomato all’Art Students League di New York nel 1954. Aveva vissuto e lavorato per gran parte della sua vita nella Grande Mela, pur trascorrendo lunghi periodi nella sua casa e studio a Trevi, in Umbria, dove trovava un rifugio creativo e meditativo.
Proprio in Umbria, ispirato dagli affreschi di Giotto e Cimabue visti ad Assisi e colpito da un blocchetto di legno di quercia locale, Venezia ebbe l’intuizione che avrebbe segnato la sua carriera: trasformare quei moduli lignei in supporti pittorici. Nacquero così i suoi celebri parallelepipedi di legno, di lunghezza standard e variabile, sui quali l’artista stendeva strati successivi di colore.
Il suo percorso artistico prende forma in un periodo cruciale per l’arte americana: nella New York degli anni sessanta l’artista si avvicina ai protagonisti della Minimal Art, instaurando un dialogo personale con questa corrente pur mantenendo uno stile assolutamente originale, che ha saputo fondere rigore concettuale e sensibilità pittorica.
A Londra
Dopo un breve ma significativo soggiorno a Londra tra il 1966 e il 1967, arriva il primo grande riconoscimento istituzionale: nel 1971 le sue opere entrano nella collezione permanente del Museum of Modern Art (MoMA) di New York. Da quel momento la sua carriera si consolida a livello internazionale. Nel 1977 inizia una lunga e proficua collaborazione con la Galleria Gian Enzo Sperone, con cui espone in mostre personali sia nella sede di New York che in quella di Roma, tra cui ricordiamo le personali del 1977, 1979 e 1992, oltre alla collettiva The Spirit of Drawings del 1993.
Gli anni Ottanta segnano un decennio denso di riconoscimenti e mostre antologiche: espone al Detroit Institute of the Arts (1980), alla Memorial Art Gallery della University of New York (1981), al Dia Center for the Arts – Dan Flavin Art Institute di Long Island (1983) e all’Hartnett Art Gallery della University of Rochester (1986).
Negli anni Novanta prosegue la sua attività espositiva in importanti istituzioni europee. Espone al P.S.1 di Long Island nella mostra Slow Art: Painting in New York Now (1992) e, nel 1998, partecipa a una significativa collettiva a fianco di Dan Flavin e Donald Judd presso la Galerie Rolf Ricke di Colonia. Tra le principali antologiche di quegli anni si ricordano le mostre a Wuppertal (1994), al Westfälischer Kunstverein di Münster, al Museum Moderner Kunst di Otterndorf (1997) e al Kunstmuseum Winterthur in Svizzera (1996).
Materia, gesto e colore
Nel nuovo millennio Venezia continua a esporre regolarmente presso gallerie internazionali come Häusler Contemporary (con sedi a Zurigo, Monaco e Lustenau) e la Galerie Greta Meert di Bruxelles, mantenendo viva la ricerca su materia, gesto e colore che ha sempre caratterizzato il suo lavoro.
Le sue opere fanno parte delle collezioni dei più prestigiosi musei del mondo: dal MoMA e dal Guggenheim di New York alla Kunsthaus di Zurigo, dalla National Gallery of Canada di Ottawa alla Australian National Gallery di Canberra, dal Josef Albers Museum di Bottrop alla LeWitt Collection, solo per citarne alcuni.
Con la scomparsa di Michael Venezia si chiude un capitolo importante dell’arte del nostro tempo. La sua pittura, fatta di silenzi, sfumature e ritmo, continua a parlare un linguaggio universale.