
La rassegna, accolta nella magnificenza del Grand Palais, ha sancito la riaffermazione della creatività collocata sul crinale tra arte e design
Rispetto al design, l’indirizzo “ideologico” di Parigi è oramai ben chiaro. E comunque diverso da quello che Milano esprime attraverso la Design Week di aprile.
Nel capoluogo lombardo il muro portante del design d’arredo è rappresentato dal Salone del Mobile, corredato da una galassia di presentazioni nel tessuto urbano. Proprio qui sta la struttura genetica della kermesse milanese, e cioè l’imprinting legato alla sfera industriale. sia in Fiera che in città sono comunque le grandi aziende del Made in Italy a dominare la scena, con stand faraonici, con showroom centralissimi o con installazioni spettacolari in location transitorie. Oggi la forza dei brand è tale da schiacciare quell’humus creativo di nuova generazione che era affiorato già dalla metà degli anni ’90, portatore di un approccio alternativo e alchemico al design, che si delineava proprio attraverso gli eventi fuorisalone.

A Parigi, l’immaginario del design segue delle coordinate ben diverse. Incline, per lunga tradizione, alla sfera della decorazione, i fermenti del design si attestano su due importanti manifestazioni: Maison et Objet e Biennale Révélations. Il Salon du Meuble viene praticamente ignorato. La prima ha luogo due volte l’anno, nel quartiere fieristico di Villepinte, e genera altrettante design week, secondo uno schema simile a quello milanese, ma con eventi urbani meno numerosi e intensi; mentre la cadenza della seconda è ogni due anni. Ebbene, la nostra attenzione si focalizza proprio su Révélations, che pochi giorni fa è apparsa una vera e propria…. rivelazione per i cultori del design artigianale, che negli anni Duemila ha riportato alla ribalta il mondo articolato e intrigante della decorazione, del “fatto a mano” e delle arti applicate.

Per la prima volta è stato il Grand Palais, appena riaperto al pubblico dopo un periodo di accurato restauro, a ospitare l’evento e a procurargli una valenza spettacolare. Il quadro tematico e iconologico di Révélations è proprio quella nebulosa di atteggiamenti creativi e di ambiti progettuali che sfuggono alla dimensione del prodotto seriale, che tanto aveva alimentato il dibattito nel secondo dopoguerra. Qui l’arte e il design appaiono come due ambiti sfumati, interattivi, convergenti. Ogni oggetto, finalizzato a una semantizzazione incisiva del paesaggio domestico, si presenta come pezzo unico, come chef d’oeuvre capace di riscrivere il modo di intendere l’elemento decorativo secondo linguaggi del tutto contemporanei. Qui vale l’espressione personale, senza preoccupazioni di tiratura e di mercato. Dopo decenni di celebrazione dell’industria, ecco che le nuove tecnologie esercitano il loro potere sull’elemento scultoreo o pittorico, indipendentemente dalla sua effettiva funzionalità. Le tipologie degli oggetti tradizionali vengono rilette in chiave trasgressiva e spesso onirica, in cui i creativi esprimono un “saper fare” di altissimo livello. Dove la cultura industriale propugnava l’uniformità e la massificazione, il nuovo artigianato afferma la diversità come valore estetico. In altre parole, la fabbrica cede il passo al piccolo laboratorio.
La ricchezza del tema e il proverbiale gigantismo parigino hanno potuto riunire ben 550 creatori da 35 paesi (+43% rispetto al 2023) per celebrare la forza vitale del settore dell’artigianato artistico nella scenografia di Adrien Gardère, che ha gioca con il tema della trasparenza. La dimensione della location ha consentito anche di incrementare del 68% il numero degli espositori.

Maestri d’artigianato leggendari, giovani talenti, manifatture d’arte, gallerie, designer, fondazioni, istituzioni emblematiche e, per la prima volta, scuole, hanno svelato opere d’arte uniche e inedite a un pubblico esigente: collezionisti e appassionati d’arte, oltre a una schiera di esperti (architetti, decoratori, chef stellati, direttori artistici di marchi di lusso, ecc.). Révélations rafforza la sua posizione di mercato imperdibile per i cultori dell’artigianato artistico francese e internazionale. Uno spazio d’onore è stato attribuito ufficialmente all’Italia, con la presenza di ben 22 artisti.
Per la settima volta, Biennale Révélations ha scosso le acque del progetto presentando al pubblico opere d’arte eccezionali, create appositamente per l’esposizione e afferenti a tutti i temi del design “decorativo”, dal gioiello ai vasi, dal lighting al complemento, fino al tessile e agli elementi puramente scultorei. Innovativi e sorprendenti, i pezzi unici reinventano forme e linguaggi in bilico tra tradizioni secolari e soluzioni avveniristiche, combinando saperi ancestrali con una visione contemporanea. Lo scorso 25 maggio, al momento della sua chiusura, questa manifestazione ha lasciato un messaggio fortissimo sul destino del design d’arredo, che peraltro serpeggia da almeno due decenni: la figura del designer è oramai frammentata e caleidoscopica. Accanto alla star che firma arredi per i brand globali – oltretutto su tirature ancora limitate, vista la gamma dei prezzi e della clientela – troviamo il creatore che riscrive la dimensione dei “mestieri”, indicandone come fondamento l’estetica della manualità.
