
A Narni la sesta edizione del festival multidisciplinare dedicato a teatro, danza, musica e arti performative
Un festival multidisciplinare, dedicato a teatro, danza, musica e arti performative. Dal 6 all’8 giugno torna Narni Città Teatro, evento che vede la direzione artistica di Francesco Montanari e Davide Sacco. Alla sua sesta edizione, la manifestazione si arricchisce con un’importante novità: una sezione dedicata all’arte contemporanea, a cura di Antonella Liuzzi, presidente dell’Associazione culturale Passager ETS. Un’espansione significativa che sottolinea il legame profondo tra arti sceniche e arti visive, in un dialogo creativo che attraversa linguaggi e forme.
Il tema portante dell’edizione 2025, giocare la vita, diventa il filo conduttore della programmazione artistica: un’esplorazione dei confini tra casualità e destino, tra gioco e trasformazione. “Il gioco non è solo svago – spiega Liuzzi – ma una metafora di sopravvivenza, cambiamento e speranza”. Tra gli appuntamenti più significativi della nuova sezione visiva, le video performance di Adrian Paci, in programma da venerdì 6 giugno. Le opere The Encounter (2011), Prova (2019) e Vajtojca (2002) affrontano i temi dell’identità, della memoria e della trasformazione, ponendo il corpo come veicolo narrativo e simbolico di esperienze universali.
Azione rituale
Sempre il 6 giugno, nel Chiostro di Sant’Agostino andrà in scena Chords, performance inedita ideata per il festival, in cui l’artista coinvolge direttamente un gruppo di uomini in un’azione rituale costruita attorno al gesto della stretta di mano: un segno semplice e antico, ma carico di significati culturali, storici e relazionali. “Il corpo abita lo spazio – racconta Paci – e attraverso il gesto crea connessioni e ridefinisce relazioni, in un messaggio di coesistenza e reciprocità”. Sabato 7 giugno Paci sarà intervistato dalla curatrice presso la Radio del Festival, con un momento di dialogo aperto anche agli studenti del Liceo Gandhi di Narni Scalo.
A completare il programma artistico, la mostra fotografica “Oltre quel confine è la mia casa”, curata dal giornalista e documentarista Shafiur Rahman, che sarà protagonista di un talk domenica 8 giugno. La mostra racconta la storia del popolo Rohingya, perseguitato in Myanmar, attraverso fotografie realizzate da rifugiati durante la pandemia. Scatti che documentano l’esperienza dell’esilio, della perdita, ma anche della speranza e della resilienza.













