
Fino al 28 settembre il centro d’arte contemporanea Palazzoirreale di Canelli, nel cuore del Monferrato, ospita una personale di Giuseppe Gabellone
Fino al 28 settembre il centro d’arte contemporanea Palazzoirreale di Canelli, nel cuore del Monferrato, ospita una personale di Giuseppe Gabellone. Si tratta del secondo appuntamento espositivo di questo nuovo spazio, nato nel 2024 da un’idea di Polina Bosca e promosso dalla famiglia Bosca, alla guida dell’omonima casa spumantiera, con l’intento di intrecciare arte contemporanea e cultura del territorio. Con questo progetto, Palazzoirreale continua a proporre esperienze culturali che mettono in dialogo le ricerche artistiche attuali con i territori della tradizione vinicola italiana.
La mostra di Gabellone, curata da Giorgio Galotti, si inserisce perfettamente in questo programma, offrendo un percorso che indaga il rapporto tra pieni e vuoti, presenza e assenza, luce e ombra. L’artista ha realizzato per l’occasione un’opera site-specific, Tramonto scivola, un’installazione che invita al raccoglimento interiore. Un proiettore motorizzato movimenta lentamente un quadrato di luce gialla, simbolo solare, che si sposta, si restringe e infine si dissolve nello spazio.

L’installazione Tramonto scivola entra in dialogo con Fiore (2011), una serigrafia su carta in cui l’ombra di un fiore è generata dalla luce solare. La particolarità dell’opera emerge nel momento in cui, facendo qualche passo indietro, la superficie in vetro che la ricopre viene colpita dalla luce dell’installazione: a quel punto, il vetro si trasforma in uno specchio riflettente. Così, la luce che inizialmente rendeva visibile l’immagine, finisce per annullarla, oscurandola. In questo gioco di inversioni percettive, Gabellone costruisce una riflessione sul confine tra visibilità e occultamento, tra ciò che si manifesta e ciò che si sottrae allo sguardo.
Tra oggetto e figura
Tra le opere in mostra, Testa capovolta (2024) è una fotografia che ritrae dall’alto un vaso in terracotta, acquistato dall’artista in un mercatino dell’antiquariato. L’inquadratura evidenzia la cavità dell’oggetto, trasformandolo visivamente in una testa aperta, quasi fosse un occhio rivolto verso l’interno. L’immagine evoca così un’idea di visione introspettiva, richiamando forme archetipiche che interrogano il confine tra oggetto e figura.

Disseminati nelle diverse stanze del palazzo si trovano anche piccoli elementi in stagno Untitled (2025), oggetti scultorei che l’artista considera come i propri “taccuini visivi”: modelli intuitivi da cui nascono i progetti più grandi. Alcuni sono trapuntati, altri incisi, sempre segnati da una forte manualità che li rende frammenti intimi del processo creativo di Gabellone.
Il percorso prosegue con Untitled (2024), una tela appartenente a una serie iniziata dall’artista durante la pandemia. Al centro dell’opera, motivi fitomorfi emergono sotto una stesura materica compatta, come se fossero affioramenti di un’immagine latente. L’artista invita lo spettatore a interrogarsi su cosa costituisca il pieno e cosa il vuoto, lasciando che l’opera si completi attraverso l’interpretazione personale di ciascuno.
Tempo sospeso
A chiudere il percorso espositivo, due opere luminose della serie Untitled (2018), concepite come sculture luminose. La prima è collocata negli spazi della mostra e si accende per pochi secondi ogni nove minuti, innescando una poetica dell’attesa e del tempo sospeso. La seconda è invece installata nelle cantine sotterranee dove rimane costantemente accesa. Composta da quaranta lampadine, le istallazioni si fanno atmosfera, energia diffusa, presenza viva che abita lo spazio.

Giuseppe Gabellone, classe ‘73 nato a Brindisi, è un artista che si muove tra fotografia e scultura, con una pratica sperimentale. Il suo lavoro si focalizza sul dialogo tra bidimensionalità e tridimensionalità, combinando linguaggi scultorei e fotografici. Erede dell’Arte Povera e della scultura post-minimalista, Gabellone lavora con materiali eterogenei – legno, argilla, materiali di scarto – spesso destinati a essere distrutti dopo essere stati fotografati, sottolineando una riflessione sull’effimero e sulla memoria.
L’artista ha preso parte a importanti manifestazioni internazionali come la Biennale di Venezia (1997, 2003) e Documenta di Kassel (2002), e ha esposto in sedi di rilievo quali la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino (2000), e il Museum of Contemporary Art di Chicago (2002). Tra le mostre personali più recenti figurano quelle alla galleria Greengrassi di Londra (2024-25), alla GAM di Torino (2023), alla Galerie Art Concept di Parigi (2023, 2019).