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I benefici delle arti. A Tortona La Signora Maffi di Umberto Boccioni aiuta la ricerca scientifica

Umberto Boccioni, La Signora Maffi. Una maestra di scena, 1909 Umberto Boccioni, La Signora Maffi. Una maestra di scena, 1909
Umberto Boccioni, La Signora Maffi. Una maestra di scena, 1909
Umberto Boccioni, La Signora Maffi. Una maestra di scena, 1909
La signora Maffi, dipinto del 1909 di Umberto Boccioni, entra nel percorso del museo del Divisionismo italiano di Tortona

L’amore per l’arte può nutrire l’anima di un uomo dedito alla medicina facendolo volare alto, al di sopra della quotidianità e delle asprezze della sua professione. Ma può anche ricondurlo a quest’ultima, divenendo strumento per incentivare la ricerca scientifica. È il caso di Giuseppe Mattioli, professore milanese, che, avvicinatosi al collezionismo nella seconda metà degli anni ’70, costruì una pregevole raccolta di opere pittoriche fra cui spiccava un dipinto del 1909 di Umberto Boccioni, La signora Maffi. Una maestra di scena, significativo quanto raramente posto sotto i riflettori del mercato.

Per lascito testamentario del 2005, insieme alle altre opere della collezione, il quadro giunse nel 2021 all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri. Dal gennaio 2025 appartiene alle collezioni della Pinacoteca Divisionismo Tortona grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona, fautrice del Museo, che ha voluto la sua acquisizione, favorendo con il suo generoso contributo economico la ricerca all’interno del Mario Negri stesso. Il finanziamento va infatti ad alimentare le borse di studio concesse dal Mario Negri a giovani ricercatori attivi in campo sia oncologico che clinico-sperimentale.

 

Pinacoteca Divisionismo Tortona
Pinacoteca Divisionismo Tortona

Il museo tortonese, ricco di più di 140 opere di maestri appartenenti all’area sia divisionista – fra gli altri, Giuseppe Pellizza da Volpedo, di cui è recentemente giunto in collezione Il cammino dei lavoratori, studio preparatorio per Il Quarto Stato, e poi Giacomo Balla, Angelo Barabino, Giuseppe Cominetti, Carlo Fornara, Vittore Grubicy de Dragon, Emilio Longoni, Giuseppe Mentessi, Angelo Morbelli, Plinio Nomellini, Matteo Olivero, Gaetano Previati, Giovanni Segantini, Gino Severini, Giovanni Sottocornola – sia scultorea coeva, come nel caso di Leonardo Bistolfi, Medardo Rosso e Paolo Troubetzkoy, ha dunque aggiunto un importante tassello al percorso espositivo che si snoda elegante, suddiviso per aree tematiche, su più piani, all’interno di un edificio storico situato in centro città.

Passaggio cruciale

L’opera di Boccioni, esposta a Ca’ Pesaro nel 1910 e nel ’33 alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, sparita per un lungo periodo e poi riapparsa nel ’61, rappresenta infatti un passaggio cruciale fra la fase divisionista e le successive tappe della ricerca dell’artista, in primis quella futurista. Adalgisa Maffi, la protagonista del dipinto, fu maestra di scena assai nota ai primi del Novecento in ambito milanese e non solo, poiché rappresentò un punto di riferimento per quanto riguarda la didattica teatrale, richiamando allievi anche da oltreoceano.

 

Giacomo Balla, Fallimento, 1902-1903
Giacomo Balla, Fallimento, 1902-1903

Il suo piglio spontaneo, di donna libera e avveduta, che suscitò non poche critiche quando l’opera fu presentata a Venezia – a causa di pregiudizi e di una certa ristrettezza di vedute tipica allora della città lagunare –, è in realtà espressione di intelligenza, di vitalità e di quelle grandi doti umane che, in particolare, attrassero il pittore e lo indussero a ritrarla con realismo all’interno di un camerino teatrale, incorniciata dal vivace disordine che rappresentava il suo abituale contesto di vita.

La pennellata sciolta e divisa testimonia l’appartenenza di Boccioni all’ambito divisionista, ma rivela ascendenze espressioniste e simboliste, derivati da studi e frequentazioni milanesi databili ai primi anni Novecento. Sul retro della tela qualche cenno di storia: l’etichetta qui posta, relativa alla mostra di Boccioni del ’33 di Milano, rivela la sua appartenenza a Enrico Bachi, facoltoso piemontese di razza ebraica. Perse le tracce dell’opera durante gli anni del secondo conflitto mondiale e nei tempi subito successivi, è noto che la vedova Bachi la vendette nel ’61 alla Galleria La Bussola di Torino. Da quel momento le vicende sono note.

 

Angelo Barabino, Rapina, 1907-1910
Angelo Barabino, Rapina, 1907-1910
Tematiche sociali

La signora Maffi oggi entra così, ufficialmente, nel percorso museale del Divisionismo italiano di Tortona, colloquiando con gli altri numerosi capolavori qui conservati. Uno sguardo approfondito rivelerà affinità e divergenze tra le opere esposte per quanto riguarda la resa di questa particolare tecnica e i vari soggetti adottati: le tematiche sociali, i soggetti religiosi, il paesaggio, il ritratto, le immagini di guerra, le scene di danza, le annotazioni diaristiche, le nature morte. Al magico dipinto Il ponte di Pellizza da Volpedo (1904), meno noto di altri quadri del maestro, fa riscontro Rapina di Angelo Barabino (1907-1910), entrambi giocati su splendidi effetti luministici ma assai distanti per significato: l’uno serenamente contemplativo l’altro rivelatore di un crimine perpetrato nel mezzo della campagna all’ora del tramonto.

A Venditrice di frutta di Emilio Longoni (1890-1891), denuncia dello sfruttamento del lavoro minorile a fine Ottocento, fa implicitamente da prosieguo Mi ricordo quando ero fanciulla di Angelo Morbelli (1903), “fotografia sociale” scattata con verismo all’interno di un ospizio con alcune delle anziane ospiti ritratte in primo piano. A La Via al Calvario di Gaetano Previati (1912), tela caratterizzata dalle pennellate filamentose e danzanti, tipiche dell’opera previatesca, fa da pendant Venerazione di Giuseppe Cominetti (1907), di recente restaurato, le cui figure “celate” dal forte valore simbolico si apparentano a quelle del maestro ligure che negli anni della formazione gli fu modello.

 

Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il cammino dei lavoratori, 1898-1899
Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il cammino dei lavoratori, 1898-1899

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