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Giardino dei semplici. Caterina Elena Doria alla Casa del Rigoletto

Caterina Elena Doria, Trittico del femminino sacro e natura Caterina Elena Doria, Trittico del femminino sacro e natura
Caterina Elena Doria, Trittico del femminino sacro e natura
Caterina Elena Doria, Trittico del femminino sacro e natura
Fino al 22 giugno la Casa del Rigoletto a Mantova si apre al laboratorio alchemico dell’artista Caterina Elena Doria

La Casa del Rigoletto a Mantova fino al 22 giugno apre al laboratorio alchemico dell’artista Caterina Elena Doria, Che con il suo Giardino dei semplici rievoca in chiave contemporanea il giardino botanico del Palazzo Ducale di Mantova. “Il mio lavoro d’artista si esprime attraverso la natura che è la mia più grande fonte d’ispirazione”, spiega l’artista, milanese di nascita ma trasferita da anni tra le colline del Monferrato a Cella Monte. Dove, nel suo laboratorio di magia naturale, crea le sue opere: “Il mio studio è pieno di piccoli reperti naturali che costudisco con immenso amore, una piccola wunderkammer che tengo costantemente aggiornata: piume, radici, rami, bacche e fiori seccati, foglie, nidi caduti e ricomposti, sassi e conchiglie”.

 

Caterina Elena Doria (foto Daniela Berruti)
Caterina Elena Doria (foto Daniela Berruti)

“Sono le piccole testimonianze di bellezza e di meraviglia di cui amo circondarmi e che diventano protagonisti dei miei disegni, delle mie installazioni”, aggiunge. Designer e visual artist, Elena Doria interpreta di volta in volta le sue espressioni d’arte attingendo alla pastosità dei colori, al disegno manuale, ai pennini e alle chine, alle penne, ai pennelli e alla carta ruvida, al legno, al pirografo, all’incisione e alla foglia d’oro. In un vortice creativo che attinge alla meraviglia della vita naturale in continuo mutamento.

La curatrice della mostra Paola Artoni descrive il Giardino dei semplici che accompagna il visitatore nelle sale del territorio gonzaghesco. “I suoi alberi disegnati, spesso con una semplice penna Bic, nascono senza ripensamenti e sono colonne del cielo che sorreggono l’umanità. L’itinerario espositivo si sviluppa a partire dai Dialoghi con la natura, ovvero disegni di alberi, rami e nidi, copiati dal vero o ricordati. La seconda stanza è La natura che si trasforma in una visione onirica e surreale dove nidi e rose rimandano a sogni e poesie dell’anima”.

 

Caterina Elena Doria, Grande Olivo, 70x50 cm
Caterina Elena Doria, Grande Olivo, 70×50 cm

“La terza stanza”, prosegue, “si intitola Locus originis e ospita il Nidus Mundi, un grande disegno realizzato su carta riciclata, un cuore umano di fili d’erba e rami intrecciati che accoglie animali e vegetali, e che darà vita anche a un progetto in favore di un rimboschimento nel territorio del Monferrato. L’ultima sezione presenta Cunabula naturae (vincitore del Premio Selvatica 2020), il trittico del Feminino Sacro e Natura (Premio Paratissima 2020) e l’inedito progetto de Il Giardino dei semplici, ispirato alla struttura dell’orto botanico ideato dal frate Zenobio Bocchi per i Gonzaga. L’artista ha scelto di lavorare con delle piastre di Petri, solitamente utilizzate per le culture di laboratorio, nelle quali ha inserito disegni di piante fantastiche realizzati su carta piantabile in cotone e semi di specie vegetali. Da questa fusione tra arte e natura nasce un giardino utopico, per curare i mali della nostra società contemporanea”.

La mostra organizzata con il sostegno di Numm Contemporary Gallery e Saporiti Italia si avvale anche della collaborazione con il Liceo artistico Giulio Romano di Mantova dove l’artista ha curato un workshop sul tema del disegno. E parlando della sua creatività,

 

Caterina Elena Doria, Nido casa
Caterina Elena Doria, Nido casa

Elena Doria spiega: “Il mio linguaggio è quello del disegno classico, quello anatomico, quello delle enciclopedie, ma i concetti che esprimo nei miei lavori sono profondi, fortemente simbolici. Tocco tematiche a me care come la maternità, l’essere femminino, la connessione tra varie specie viventi, la biodiversità, la trasformazione e la metamorfosi, la morte come parte della vita, il sacro. È un’indagine che mi conduce attraverso la vita, che racconta il suo mistero soprattutto attraverso il colore nero, colore primordiale, a tratti inquietante, un colore/humus prezioso e pieno di promesse. Nel mio modo di lavorare c’è il profondo legame con la natura, fatto di rispetto, di senso di appartenenza, di comunione, di scambio e di gratitudine”.

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