
Qualche settimana fa era girata in rete la notizia di un bambino che, in un museo di Rotterdam, approfittando di una distrazione dei genitori, aveva danneggiato un prezioso Rothko dal valore di una cinquantina di milioni di euro. Ahinoi, i musei difficilmente sono pensati per i bambini, se non all’interno di particolari aree didattiche. Ma che cosa succede se le opere d’arte sono pensate apposta perché le bambine e i bambini possano accedervi e giocarvi liberamente? Potrebbe succedere solo in una (ipotetica) poesia di Gianni Rodari? Forse no. Qualcosa del genere, però, accade realmente nel Parco d’Arte di Guarene.
Lo scorso maggio la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo ha inaugurato una serie di eventi nella sua sede di Guarene. A Palazzo Re Rebaudengo sono state inaugurate tre mostre, mentre il Parco d’Arte di Guarene e ora ulteriormente arricchito da tre nuove installazioni molto particolari.
Filo conduttore degli eventi che si sono inaugurati è, infatti, l’attenzione alle giovani e giovanissime generazioni. Le mostre a Palazzo Re Rebaudengo sono state affidate a tre giovani curatori internazionali, appena usciti dal Young Curators Residency Programme (YCRP), giunto quest’anno alla sua diciannovesima edizione. E le nuove installazioni nel parco hanno la particolarità di essere pensate come accessibili, dando vita così ad una vera e propria area ludica realmente fruibile, quasi interamente, da bambine e bambini.
I giovani curatori delle mostre che si sono inaugurate a Palazzo Re Rebaudengo sono Kittima Chareeprasit, Yueh-Ning Lee e Ursula Pokorny. Kittima Chareeprasit presenta una mostra di Andrea di Lorenzo (Varese, 1994) e Bryon Gago (Ecuador, 1994), Yueh-Ning Lee una personale di Valentina Furian (Milano, 1989), mentre Ursula Pokorny una mostra del gruppo Montecristo project di Cagliari.

Le mostre sono il risultato del percorso di studi compiuto negli scorsi mesi, trascorsi in Italia, dai tre giovani curatori. Gli argomenti e i temi delle mostre si concentrano interamente, nel loro complesso, su temi molto legati all’attualità contemporanea, sempre con l’intento di offrire spunti alla riflessione e all’approfondimento. Tematiche come la memoria, le trasformazioni sociali, il rapporto con i monumenti storici inteso in senso reale e metaforico, sono indagati attraverso il ricorso ai più diversi media espressivi, che spaziano dall’installazione alla scultura, la fotografia, il video, sempre ponendosi in dialogo con l’architettura dello spazio che ospita le mostre.

Le tre nuove sculture collocate nel Parco d’arte sono invece: Une machine à jouer del collettivo milanese Parasite 2.0, Altalena (al vento) di Francesco Arena (Torre Santa Susanna, 1978) e Cherepaha (Letdown) di Sanya Kantarovsky (Mosca, 1982). Con l’eccezione del lavoro di Francesco Arena, che pur prendendo spunto da un gioco per bambini non è accessibile ed utilizzabile, le nuove installazioni, come si è detto, danno vita a un nuovo spazio all’interno del parco, dove bambine e bambini potranno interagire con le opere messe a loro disposizione per giocare in libertà.
Le installazioni sono però tra loro molto diverse. Se Une machine à jouer di Parasite 2.0 è pensata a partire dall’ispirazione della machine à habiter di Le Corbusier, l’opera di Arena crea un’altalena che in realtà è “utilizzabile” solo dal vento. Sulla struttura è riportata una frase incisa, che fa il verso a quello iniziale di Anna Karenina: “Tutti i giorni presenti si somigliano fra loro / Ogni giorno passato è differente a suo modo”. Infine, l’installazione interattiva di Sanya Kantarovsky è invece fatta di tubi colorati, che evocano le tartarughe metalliche dei parchi delle K-7 in Russia, dove l’artista ha trascorso la propria infanzia.

L’iniziativa è parte del progetto SNODI – Colline co-creative di Langhe Monferrato Roero, con il finanziamento dell’Unione Europea NeXtGenerationEU.
Tra mostre e installazioni nel parco, l’evento di sabato ha portato visitatori e visitatrici a confrontarsi con opere e linguaggi tra loro molto diversi, con differenti sensibilità. Ciò che risalta dagli eventi nel loro complesso è certamente l’attenzione precisa e appassionata per le nuove generazioni, intese sia dal punto di vista della produzione e ricerca artistica ed estetica, sia da quello della fruizione, anche attiva, delle opere. È questo un tratto encomiabile, che va riconosciuto e costituisce un punto di vanto per la Fondazione Sandretto, ma anche per il panorama culturale ed artistico della città di Torino e del Piemonte. Sarebbe bello se anche altri traessero spunto da questo tipo di impegno e si producessero in iniziative altrettanto curate e attente alle novità emergenti, con beneficio di tutti gli attori e fruitori del mondo artistico e culturale del nostro paese. Bambine e bambini (di tutte le età) compresi.
