
Dalle copie agli originali: la star dei reality, Kim Kardashian, ottiene “l’assoluzione artistica”, con tanto di sedia certificata Judd Foundation.
Kim Kardashian, regina dei riflettori e delle trasformazioni, questa volta ha dovuto fare i conti con uno dei nomi più rigorosi dell’arte minimalista: Donald Judd. Dopo una causa legale lanciata nel 2024 dalla Judd Foundation per la promozione di copie non autorizzate dei suoi celebri arredi, la vicenda si chiude oggi con un sorprendente colpo di scena: l’accordo prevede che Kardashian riceva tavoli e sedie autentici forniti direttamente dalla Donald Judd Furniture LLC.
Tutto era cominciato con un video del 2022 — oggi cancellato ma visto oltre 3,6 milioni di volte — in cui Kim mostrava con orgoglio i suoi “tavoli Donald Judd” negli uffici del suo brand Skims. Peccato che quei mobili fossero imitazioni, ispirate al celebre Tavolo 22 e alla Sedia 84, e non pezzi originali. Un errore non da poco, soprattutto per un artista come Judd che ha sempre detestato ogni forma di replica non autorizzata.
La Fondazione Judd, in un primo momento, era stata categorica. “Rispettiamo ciò che fa Kardashian, ma non vogliamo averci nulla a che fare,” aveva dichiarato l’avvocata Megan Bannigan al New York Times. Eppure, eccoci qui: con tanto di comunicato congiunto in cui le parti riconoscono “i diritti inerenti ai mobili e alle opere d’arte di Donald Judd”. Le imitazioni saranno “riciclate”, e Kim — con eleganza strategica — si siederà solo su design autentici.
Questo episodio non è che l’ultimo di una lunga serie di incursioni della star nel mondo dell’arte. Kim vanta un Basquiat da 4,9 milioni, un George Condo e persino un controverso look al Met Gala con l’abito originale di Marilyn Monroe. Ma questa volta non bastava la semplice estetica: l’arte ha chiesto rispetto. E certificazione.
In un’epoca in cui l’autenticità viene spesso sacrificata sull’altare dell’apparenza, l’intera vicenda si presta a una riflessione più ampia: dove finisce la promozione personale e dove comincia la tutela del patrimonio culturale?
Ironia del destino: la moda dell’imitazione ha portato Kim a possedere l’originale. E la Judd Foundation, riluttante all’inizio, pare oggi soddisfatta di aver fatto valere la propria identità, anche in uno dei campi più imprevedibili del contemporaneo: quello delle celebrity brand ambassador.
Per Kim Kardashian, questa non è solo una vittoria legale. È una nuova sedia. Ma stavolta, firmata.