
A Marsala il convento del Carmine di ospita la rassegna con una cinquantina le opere, introdotte dalle prefazioni scritte da Sciascia
Il convento del Carmine di Marsala ospita la rassegna Piero Guccione-Leonardo Sciascia. Cronaca pittorica di una amicizia, curata da Sergio Troisi. Una cinquantina le opere presentate, oli pastelli disegni, introdotte dalle prefazioni scritte da Sciascia per alcune mostre e pubblicazioni di Guccione negli anni Settanta e Ottanta. Il percorso espositivo inoltre è corredato dagli scatti in bianco e nero di Giuseppe Leone e da una dozzina di lettere autografe selezionate dal ricco carteggio fra i due autori che permettono di contestualizzare la loro amicizia e di analizzare il pensiero dell’uno e dell’altro anche in relazione al contesto storico-politico del tempo.
I due protagonisti
Sciascia, scrittore, giornalista, saggista, drammaturgo, poeta politico, siciliano nel profondo e intimamente europeo, interessato alla fotografia e all’arte, è autore di interventi su Antonello da Messina, Caravaggio Savinio Guttuso, fra gli altri. Guccione, promotore del Gruppo di Scicli, è stato un paesaggista convinto, ossessionato dagli stessi paesaggi: lo spazio la luce il cielo il mare. La sua grande passione a partire dagli anni Settanta. Il cui inizio è legato ad un preciso ricordo.

L’idea di dipingerlo “nasce dalla mia memoria di bambino”, racconta lo stesso Guccione. “Col carretto arrivavo da Scicli e improvvisamente, terminata una breve salita, lungo la discesa, si vedeva il mare. Era un’apparizione meravigliosa. Il senso di profondità, la distanza, la luce, davano al mare un movimento dolcissimo”. Ecco in estrema sintesi, Guccione era un artista di poche parole, gli elementi fondanti della sua poetica legati al soggetto.
Non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro. Chi ha vissuto la stessa esperienza. Chi ha respirato lo stesso mare, specialmente in solitudine, assorbendone gli odori in giornate di calma piatta. Con le sottili increspature dell’acqua che si intuiscono in lontananza, può riconoscersi fino in fondo nella sensazione dell’artista. La mia predilezione, sottolinea Sciascia, va ai pittori di memoria. I pittori riflessivi. I pittori speculativi. Riconoscendo questo lento procedere, questo lento indagare in Guccione. Un credo estetico che portava entrambi a d stare lontano dagli estremismi tipici delle avanguardie e nello stesso tempo a diffidare della mimesi del verismo, tutto teso a registrare momenti situazioni corporeità facce.

I dettami dell’astrazione
Guardando con una certa attenzione due pastelli di Guccione in mostra, Ombre di settembre sugli Iblei, 1983, e Strada Ragusa-Comiso, sembra che l’artista abbia ancora bisogno di inserire nei suoi quadri tracce referenziali. Anche se non invadenti. Ridotte al minimo. Tracce figurative non legate al reale ma legate all’esplorazione della complessità della percezione. Sia fisica sia psicologica. Friedrich sosteneva che “il pittore non deve solo dipingere ciò che ha davanti a sé ma anche ciò che vede in sé”.
E come se Guccione tendesse a sgranare il dato percettivo, liberandolo dalla precarietà materica. Fino a costeggiare i dettami dell’astrazione. E ci riesce trasformando la luce in pulviscolo. Incuneando il grigio serpeggiante del manto stradale nel giallo macchiato del fieno tagliato. Nelle leggere strisce nuvolose che danzano nel cielo. Ciò che per Sciascia si traduce nel voler fuggire l’ordine misurabile del tempo della storia.
Piero Guccione-Leonardo Sciascia. Cronaca pittorica di una amicizia
Fino al 19 ottobre 2025
Convento del Carmine, Marsala
Curatore: Sergio Troisi














