
Era davvero necessario rovinare un dipinto del Settecento per scattarsi un selfie? Con tutto l’impegno che i musei stanno facendo per avvicinare il pubblico all’arte, per rendere la cultura più accessibile, inclusiva, viva, ecco che un gesto apparentemente banale ci costringe a tornare indietro. A rimettere distanza tra noi e le opere. A ricorrere, forse inevitabilmente, a vetri, barriere, controlli. Perché la leggerezza di uno solo rischia (anche se si spera di no) di allontanare tutti.
È accaduto agli Uffizi di Firenze, dove un turista ha pensato bene di imitare la posa del Gran Principe Ferdinando de’ Medici davanti a un ritratto del 1712 di Anton Domenico Gabbiani. Con lo smartphone in mano, ha cercato l’angolo giusto, ma ha perso l’equilibrio ed è caduto all’indietro, colpendo la tela e lasciando un buco ben visibile. L’opera, parte della mostra “Firenze e l’Europa: Arti del Settecento”, è stata subito ritirata per il restauro, e l’esposizione resterà chiusa fino al 2 luglio.
Il direttore degli Uffizi, Simone Verde, ha reagito con fermezza: “Il problema dei visitatori che vengono nei musei per fare meme o selfie per i social è dilagante: porremo limiti ben precisi, impedendo comportamenti non compatibili con il senso delle nostre istituzioni e il rispetto del patrimonio culturale”. Servono regole più chiare, maggiore vigilanza, e una riflessione profonda su come conciliare la fruizione pubblica con la tutela delle opere. Il turista è stato identificato e denunciato. E intanto, l’aria in sala è già cambiata.
L’episodio ricorda da vicino quello avvenuto di recente a Verona, dove un altro visitatore ha distrutto una scultura tempestata di cristalli, La sedia di Van Gogh di Nicola Bolla, semplicemente sedendocisi sopra per una foto.
Il confine tra partecipazione e consumo dell’arte, tra condivisione e abuso, si fa ogni giorno più sottile. E se oggi siamo costretti a rimettere limiti per salvaguardare ciò che ci appartiene collettivamente, viene da chiedersi cosa resterà davvero accessibile domani.
Forse non tornerà tutto sotto vetro. Ma qualcosa, dentro le sale, sta già cambiando…














