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L’osservatorio del presente. Un artista per una città

William Kentridge, Pensieri Fuggitivi, vista della mostra
William Kentridge, Pensieri Fuggitivi, vista della mostra
Ricomincio da tre: mostra, spettacolo e progetto. E una città come Spoleto, con il suo prestigioso festival che quest’anno è legato al nome di uno dei maggiori artisti internazionali: William Kentridge. È lui il protagonista di un’eccezionale stagione per i Due Mondi, che da anni non vedevano un personaggio di tale calibro nella cittadina umbra. Sembra di essere tornati ai fasti degli anni Sessanta, con Christo, Luchino Visconti, Romolo Valli, Pina Bausch e tanti altri. Per la 68ª edizione, grazie alle sinergie tra il Festival, la Fondazione Carla Fendi e Palazzo Collicola, William ha coinvolto con la sua arte un’intera città, avvolgendola con immagini, proiezioni, diorami, taccuini, arazzi, musiche e spettacoli.

Si comincia dal Collicola, che ospita Pensieri fuggitivi, la più ampia mostra pubblica dedicata a Kentridge da un museo italiano. Curata da Saverio Verini, la rassegna occupa l’appartamento storico del piano nobile, dove sono esposte 50 opere che documentano l’attività dell’artista negli ultimi 25 anni, scelte dal William Kentridge Studio in collaborazione con la galleria Lia Rumma. “William è stato molto generoso”, spiega Verini, “e ha accettato di esporre anche i propri taccuini, che abbiamo presentato su appositi leggii, così come i disegni, collocati su semplici tavoli in legno, realizzati per l’occasione”.

William Kentridge, Porter Series: Conquêtes d’Alexandre (Porter with Branch), 2001-2003-2005.
Tapestry, mohair silk and embroidery. Tapestry designed by William Kentridge, woven by Marguerite
Stephens Weaving Studio, 231 × 336 cm. Courtesy dell’artista e Galleria Lia Rumma Milano/Napoli

La mostra si sviluppa in 13 sale, dove sono esposte alcune delle opere più rappresentative dell’artista, come l’arazzo Porter Series: Conquêtes d’Alexandre nel Salotto del Cardinale, insieme al grande disegno Drawing for Waiting for the Sibyl, il video Fugitive Words (che dà il titolo alla mostra) nella Sala degli Arazzi, oppure la scultura in acciaio arrugginito Processione di Riparazionisti, presentata su un tavolo davanti a una serie di ritratti antichi. Nella Galleria, l’artista ha esposto Pour, la scultura di una grande caffetteria in bronzo, insieme a una decina di leggii con i facsimili dei Quaderni di studio, che punteggiano con la loro presenza discreta l’intero percorso espositivo.

L’altra faccia della personalità di Kentridge, noto promotore di progetti condivisi con altri artisti del suo paese, è la mostra Unhappen Unhappen Unhappen – Pepper’s Ghost Dioramas, curata da Guy Robertson, promossa dalla Fondazione Carla Fendi e Mahler & LeWitt Studio, e parte del progetto The Centre for the Less Good Idea. Allestita in maniera impeccabile all’interno del Battistero della Manna d’Oro, è un appuntamento imperdibile per comprendere la ricerca dell’artista in relazione al The Centre for the Less Good Idea, fondato nel 2016 da Kentridge e Bronwyn Lace per promuovere artisti africani attraverso progetti interdisciplinari.

William Kentridge, Pensieri Fuggitivi, vista della mostra

“Quando le grandi idee falliscono”, spiega Kentridge, “cerca altre soluzioni più vicine, più parziali, più circoscritte. Il nome – The Centre for the Less Good Idea – proviene da un proverbio africano, che consiglia: ‘Se il buon dottore non può curarti, trova il dottore meno buono'”. La mostra di Spoleto è incentrata su quattro diorami animati, presentati al pubblico per la prima volta e realizzati con il Pepper’s Ghost, una tecnica di illusione teatrale vittoriana simile alla “camera oscura”, inventata da John Henry Pepper nel 1862, unita al disegno animato, alla proiezione video, al teatro da tavolo e al teatro dei burattini. Il titolo della mostra fa riferimento al processo legato alla rimozione di un trauma passato, riferito in questo caso all’apartheid, che informa l’intera ricerca di Kentridge, autore in mostra insieme ad Anathi Conjwa, Micca Manganye e Sabine Theunissen.

Ogni diorama racconta una storia diversa: Mayakovsky di Kentridge rilegge la figura del poeta russo, Tata di Conjwa è incentrato sulla memoria del padre dell’artista, che ha combattuto per la libertà dei neri in Sudafrica, Hands di Manganye è un’esplorazione delle possibilità performative del corpo, mentre A Moment in the Wind di Theunissen è un’opera immersiva realizzata con disegni animati.

William Kentridge, Pensieri Fuggitivi, vista della mostra

Qual è la forza poetica di questa mostra? La risposta arriva da Maria Teresa Venturini Fendi: “È il fascino dell’affabulazione che The Centre for the Less Good Idea riesce a creare grazie a un metodo di lavoro basato sulla collaborazione tra scrittori, ballerini, cineasti, artisti, musicisti. Più di 1400 artisti africani e di ogni parte del mondo hanno partecipato ai lavori del Centro, e girano il mondo coinvolgendo il pubblico nei loro spettacoli, workshop, incontri”. Una sinergia collettiva, simile all’approccio multidisciplinare della Fondazione Carla Fendi, che ha sostenuto il progetto.

Dalle mostre agli spettacoli: Kentridge ha firmato la regia dello spettacolo The Great Yes, The Great No al teatro Nuovo. Si tratta del viaggio della nave mercantile Capitaine Paul Lemerle che partì da Marsiglia nel 1941 diretta verso la Martinica. A bordo c’erano il surrealista André Breton, l’antropologo Claude Lévi-Strauss, l’artista cubano Wifredo Lam, il romanziere comunista Victor Serge e la scrittrice tedesca Anna Seghers, tutti in fuga dalla Francia di Vichy: questo tragitto dell’esilio è ispirato al poema di Aimé Césaire, Cahier d’un retour au pays natal (1939), originario della Martinica.

Last but not least, su invito di Monique Veaute, l’artista ha disegnato il manifesto ufficiale del Festival dei Due Mondi, Six Heads. Sono sei teste che indicano le diverse anime della creazione teatrale: “I lineamenti delle maschere di cartone del nostro spettacolo, simboli del surrealismo, con volti anche di personaggi storici”, conclude Kentridge, vero conquistatore di Spoleto.

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