
Dallo scintillio interstellare di Ziggy Stardust agli abiti sartoriali da cerimonia, passando per sintetizzatori vintage e lettere mai viste: il David Bowie Centre aprirà le sue porte il 13 settembre 2025 come nuova casa dell’immaginazione senza confini del Duca Bianco. La sede? Il futuristico V&A East Storehouse, all’interno del Queen Elizabeth Olympic Park, a Stratford, Londra.
Dopo l’acquisizione nel 2023 di oltre 90.000 oggetti appartenuti all’icona culturale più camaleontica del ‘900, il V&A ha annunciato che il pubblico potrà finalmente toccare (quasi) con mano questo tesoro. O meglio: potrà ordinare e visionare oggetti dell’archivio grazie al servizio gratuito “Order an Object”, con prenotazione anticipata. Ma non finisce qui.
Il cuore pulsante del progetto sarà una selezione di oggetti curata da figure che con Bowie hanno condiviso ispirazione e palcoscenico. Il leggendario Nile Rodgers, chitarrista e produttore degli Chic, che nel 1983 collaborò a Let’s Dance, ha curato una sezione intima e potentissima: tra lettere personali, scatti in studio realizzati da Peter Gabriel e abiti disegnati per il tour Serious Moonlight, la sua mostra è un omaggio alla loro amicizia.
“La nostra collaborazione è stata il suo più grande successo, ma la nostra amicizia ha avuto un valore ancora più grande”, ha dichiarato Rodgers. “La musica ci ha salvati entrambi”. Anche la band alt-pop britannica The Last Dinner Party, fenomeno rivelazione degli ultimi anni, ha avuto accesso all’archivio. Tra le loro scelte: testi manoscritti di Young Americans, fotografie di Mick Rock e il manuale tecnico del sintetizzatore EMS, usato da Bowie nella trilogia berlinese. “Bowie ha dato voce a chi si sentiva diverso, ed è ciò che anche noi cerchiamo di fare”, hanno detto le componenti della band. “Esplorare il suo mondo creativo è stato come leggere il DNA della nostra arte”.
La collezione sarà dinamica e in continua rotazione: ogni sei mesi nuovi curatori ospiti selezioneranno oggetti diversi, mentre otto sezioni tematiche fisse — ma comunque aggiornate a periodicità definite — racconteranno capitoli chiave della carriera bowiana: dalla nascita di Ziggy Stardust al tour Glass Spider, dalle collaborazioni con Gail Ann Dorsey a progetti mai realizzati come un film tratto da Diamond Dogs o un adattamento musicale di 1984 di Orwell.

Tra le sezioni più suggestive, un’installazione interattiva esplorerà l’impatto culturale di Bowie su stilisti e artisti come Issey Miyake, Lady Gaga e tanti altri, mentre un film d’archivio celebrerà le sue leggendarie performance live.
Sebbene non tutto sarà visibile in contemporanea, i visitatori potranno richiedere con due settimane di anticipo la visione diretta di fino a cinque oggetti a visita, come costumi, strumenti, bozzetti, scenografie, lettere dei fan e molto altro.
Con oltre 70.000 fotografie, negativi e diapositive, quaderni, copertine e schizzi, il David Bowie Centre si propone come un archivio vivo, pensato non solo per i fan, ma anche per ricercatori, artisti e creativi del futuro.
“Volevamo creare un gabinetto delle meraviglie accessibile e coinvolgente”, ha raccontato l’architetta Liz Diller, progettista dello spazio. “Qui il pubblico entra nel cuore dell’edificio, al centro del processo creativo”.
Il critico Oliver Wainwright lo ha definito “una finestra emozionante sul nostro museo nazionale di tutto”, mentre Jonathan Jones ha celebrato l’idea di “un museo del futuro, curioso, aperto, emotivo”.