
A Castagno d’Andrea, nel comune di San Gaudenzio sul Monte Falterona, incastonato nel Parco Nazionale Foreste del Casentino, è stata inaugurata la mostra collettiva “La Nascosta” nella Grotta delle Fate, realizzata da studentesse e studenti dell’Accademia di Belle Arti di Firenze in dialogo con gli abitanti di questo borgo. La magia del luogo si cela nelle opere nascoste in un paesaggio sospeso tra fiaba e realtà. Il progetto, a cura di Marcella Anglani e Robert Pettena, rientra nella rassegna estiva Percorsi d’Arte nel Falterona, ideata e diretta dall’Associazione culturale City Art ETS di Angelo Caruso, poliedrico artista da oltre vent’anni militante nell’Arte pubblica, con il supporto dell’associazione di produzione sociale e culturale Andrea del Castagno e il patrocinio del comune di San Gaudenzio. Lo abbiamo intervistato
Quando avete iniziato a sviluppare il progetto di collaborazione tra Accademia di Firenze e Castagno d’Andrea, nel Parco del Falterona?
Percorsi d’Arte nel Falterona nasce alcuni anni fa dall’incontro con le Associazioni di Castagno d’Andrea, un borgo alle pendici del monte Falterona nel Parco Nazionale. In questa foresta, uno dei luoghi più affascinanti è la Grotta delle Fate, carica di suggestioni e di energia misteriosa, quasi soprannaturale. Proprio da qui nasce l’idea di coinvolgere gli artisti per creare un percorso d’arte ambientale nel Parco. Nel 2023 sono stati invitati dieci artisti attivi nell’Arte pubblica che hanno progettato installazioni nel borgo, che ancora si possono vedere. Nel 2024 il percorso è stato ampliato con arte diffusa in diversi luoghi, ma quest’anno l’attenzione si è concentrata sulla valorizzazione della Grotta delle Fate, per farla conoscere a un pubblico più vasto e ai giovani, coinvolgendo l’Accademia di Firenze.

Questa seconda edizione per quali novità si distingue dalle precedenti?
Prima di tutto, per il workshop organizzato dal 29 al 31 maggio con gli artisti Andrea Caretto e Raffaella Spagna, esperti di arte pubblica, che da oltre vent’anni lavorano su temi ecologici, affrontando in anticipo questioni oggi attuali come la relazione e l’interdipendenza di umano e non umano. Un’esperienza raccolta nella monografia “Bright Ecologies. Caretto/Spagna: Experiences, Forms, Materials”, che è stata presentata all’Accademia di Firenze da una delle curatrici, Cecilia Guida. I professori dell’Accademia di Firenze, Marcella Anglani e Robert Pettena, hanno selezionato gli studenti e le studentesse interessati a tematiche ambientaliste, che hanno partecipato al workshop. È importante sottolineare che la ricerca transdisciplinare di Caretto/Spagna è spesso praticata attraverso workshop, giochi e momenti di condivisione e convivialità in diversi ambiti pubblici e privati. Passando dall’Accademia di Firenze, sono stati coinvolti anche gli abitanti di Castagno d’Andrea, grazie alla partecipazione di tutto il gruppo alla cena sociale, l’ultimo Venerdì del mese e al conseguente incontro con Don Bruno.
Qual è l’aspetto più importante del progetto?
La relazione umana e lo scambio di idee e di pratiche artistiche tra i partecipanti con gli abitanti è la differenza sostanziale di questa seconda edizione rispetto alle precedenti. Per esempio, alcuni lavori, penso a quello di Na Zhang e di Milo Maricelli, si sono concentrati proprio sul voler donare, restituire, qualcosa alla comunità. Per la prima volta gli abitanti del borgo non sono stati solo spettatori passivi ma sono diventati coautori dell’iniziativa, hanno raccontato le loro storie e aperto le porte delle loro case. Na Zhang, studentessa cinese del Biennio di Nuovi Linguaggi espressivi, insieme a Salvio Gargiulo, ha realizzato un video “Rompere il ghiaccio”, con la scusa di avere bisogno per il lavoro di ghiaccio, hanno donato una vaschetta per fare il ghiaccio a molte persone del paese che le hanno riempite di acqua e riposte nelle loro ghiacciaie. Hanno raccontato la loro vita e le loro esperienze. Tra i giovani autori e gli abitanti si è creato così, come per magia, un momento di intimità ripreso tutto da una telecamera, che è stato poi montato in un video. Poi, con il ghiaccio raccolto, è stato costruito un “iceberg” che è stato fatto sciogliere durante l’inaugurazione, creando un momento di unione ideale tra il paesaggio e la comunità. L’obiettivo è stato di riscoprire il territorio attraverso i lavori di giovani artisti ed è stata l’occasione per cogliere relazioni, per capire le continue trasformazioni della materia. Inoltre, come suggeriscono Caretto/Spagna, oggi sono gli artisti a confrontarsi con la crisi climatica e epistemologica dell’Antropocene, e a capire la rilevanza del dibattito legato a tutto questo.
Quali difficoltà avete superato?
La maggiore difficoltà è stato il maltempo, il temporale, un imprevisto che ha portato a spostare l’inaugurazione al Circolo Arci, dove però le persone si sono raccolte per ascoltare tutti gli artisti che hanno mostrato le foto e i video delle opere collocate in sito e alcune parti delle installazioni.

Quante opere sono state realizzate in situ e da chi?
Sono state fatte sei nuove opere in tutto, con materiali trovati sul luogo. Per esempio, Milo Marucelli ha realizzato pigne di marzapane offerte agli intervenuti, che avrebbero dovuto essere poste su una linea di confine realizzata con cumuli di foglie fra abeti e faggi come un segno di pace tra due zone diverse del paesaggio. Na Zhang ha mostrato il video e alla fine è stato un momento bellissimo che ha unito ancora di più la comunità ai giovani artisti e alle artiste e ai professori dell’Accademia. Le altre studentesse sono Giulia Ricci, Aurora Infurna, Alessia Colucci, Daniela Luciani, Sara Massetani, Gemma Goretti, Inga Adriani. Cinque i ragazzi: Frank Maggiora, Milo Maricelli, Salvio Gargiulo, Jacopo Bonella, Eric Oddono.
Perché non dovremmo perderci questa occasione di riscoprire il territorio incantato attraverso opere nascoste nel bosco?
Perché con questo progetto condiviso con la comunità si può scoprire, oltre alla bellezza di luoghi incantevoli nascosti nel bosco, la misteriosa Grotta delle Fate e la storia millenaria delle genti che abitano questo territorio.
L’iniziativa di residenza d’artista inclusa nel progetto è decollata?
La residenza artistica ha coinvolto tredici studenti e si prospetta per il 2026 un aumento dei partecipanti.
Quali opere potrebbero diventare permanenti?
Ci sono alcune opere che resistono dal 2024, ma il progetto non prevede opere permanenti, bensì che si trasformano con il tempo e si intrecciano con la natura. Chi verrà, vedrà.













