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Vucciria. Un viaggio al “Museo del Presente”

Museo del Presente, Palermo, dettaglio
Museo del Presente, Palermo, dettaglio
La cultura della trasparenza contro l’omertà e la mafia a Palermo è un impegno civile che risale al 1992, un’azione viva in memoria delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, e dei membri delle scorte, travolti da cinquecento chili di tritolo lungo il tratto dell’autostrada A29 tra Capaci e Isola delle Femmine. Oggi questo impegno ha trovato una sede fisica e simbolica nel Museo del Presente, situato all’interno di Palazzo Jung, vicino alla Stazione Centrale di Palermo, lungo via Lincoln, accanto all’Orto Botanico dell’Università.

Il Museo del Presente non è una semplice collezione permanente di arte contemporanea, ma uno spazio vivo, aperto al confronto, voluto dalla Fondazione Giovanni Falcone come laboratorio di legalità e giustizia, da coltivare soprattutto insieme alle nuove generazioni. Qui il presente viene letto alla luce del passato, con la responsabilità di custodire la memoria di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e di tutti i servitori dello Stato che hanno perso la vita per ideali che fanno ancora rumore.

Presieduta da Maria Falcone, sorella del giudice ucciso, la Fondazione con questo nuovo museo intende aprire un nuovo capitolo, rivolto al futuro. Il museo è visitabile su prenotazione e si propone di trasformare la memoria in impegno attivo, promuovendo la cultura della legalità attraverso la bellezza, l’arte, il design.

Palazzo Jung, elegante edificio neoclassico, si distingue per la sua facciata sobria e raffinata. Al piano nobile conserva ancora affreschi, pavimenti in maiolica e marmi preziosi. Costruito nei primi dell’Ottocento dai baroni di Verbumcaudo, fu residenza della famiglia ebraica Jung, arrivata da Milano a Palermo nel 1921 per avviare un’attività di esportazione di frutta secca, essenze e agrumi. Acquistato dalla Provincia nel 1959, divenne sede dell’Istituto Alberghiero fino agli anni Ottanta. Dopo anni di abbandono, un importante intervento di recupero avviato nel 2000 lo ha riportato alla vita. Nel 2023, il parco del pianoterra, dimenticato e privo di destinazione d’uso, è stato affidato alla Fondazione Falcone, che ha provveduto a ripristinarlo come spazio culturale, restituendolo alla cittadinanza.

Museo del Presente, Palermo

Oggi, in quel luogo, la malacultura di Cosa Nostra non entra. Il direttore del museo, Alessandro De Lisi, ha dichiarato: “Ci auguriamo che questo posto possa diventare un grande polo per la ricerca sul presente e per le sempre più importanti residenze di scambio europeo e mediterraneo in tema di lotta alle mafie, arti, design e memorie condivise”. La bellezza, sottolinea, è un attivatore di pensieri giusti, un modo per contrastare la cultura mafiosa e costruire un domani migliore.

Il progetto è stato reso possibile grazie alla partecipazione di diverse aziende italiane, che hanno contribuito con arredi, materiali, consulenze e opere di design. In giardino spiccano i lampioni in vetroresina a forma di papavero disegnati da Viabizzuno. Nelle sale interne si incontrano oggetti-simbolo del design contemporaneo, come la poltrona “Vermelha” dei fratelli Campana, un gomitolo di fili intrecciati a mano, il grande divano-orso “Pack” di Francesco Binfaré che richiama il tema della crisi ambientale, e “Ella”, una seduta scultorea in policarbonato firmata da Jacopo Foggini. Tutto è stato pensato per comunicare un messaggio: la legalità può (e deve) esprimersi anche attraverso il linguaggio dell’arte e del bello.

La Biblioteca Blu, così chiamata per evocare il mare e la libertà tanto amati da Falcone, è uno spazio raccolto e accogliente, arredato con cura. Vi si trovano volumi di storia, arti visive, economia, letteratura e poesia del Novecento, con particolare attenzione alla documentazione sulla lotta a Cosa Nostra. Le pareti sono decorate con colori studiati per attivare emozioni specifiche, progettati da Alcea. Scent Company ha creato fragranze su misura per accompagnare l’esperienza di visita. Qui nulla è lasciato al caso: ogni dettaglio è pensato per generare armonia e rispetto.

All’interno del museo, una grande sala ospita una citazione luminosa al neon di Giovanni Falcone che commuove per la sua attualità: “La maggioranza preferisce lamentarsi, piuttosto che fare”. È un monito, ma anche una chiamata all’azione. Accanto si trovano oggetti simbolici potentissimi: la bicicletta preferita di Paolo Borsellino sospesa nell’aria, la sveglia di Antonio Montinaro, capo scorta di Falcone, e ancora le agende e la penna Pelikan Toledo che Giovanni Falcone portava con sé il giorno dell’attentato, recuperata tra le macerie.

Palazzo Jung

Un video-testimonianza guida il visitatore tra i volti e le voci dell’antimafia, in un dialogo costante tra passato e presente. Le grandi stampe digitali dell’aula bunker del Maxiprocesso restituiscono la tensione e la solennità di un’epoca giudiziaria senza precedenti. Colpisce il collage fotografico con i volti di tutti i servitori dello Stato caduti, contrapposti a quelli dei boss in scala ridotta: una rappresentazione plastica della forza morale contro l’arroganza criminale.

Una installazione immersiva site-specific, progettata da Capalbo e Marilena Bertozzi con il curatore Alessandro De Lisi, invita alla riflessione nel Giardino della Memoria, uno spazio ora ripulito e rigenerato, che ospita anche le rose di San Francesco, arrivate da Assisi come simbolo di pace. La casetta un tempo destinata al custode, ribattezzata “Kinder Raum” per il suo aspetto fiabesco, sarà presto destinata a mostre, laboratori didattici e attività per bambini.

23 maggio 1992, la strage di Capaci

All’ingresso del giardino si trova la grande teca contenente i resti della Fiat Croma esplosa il 23 maggio 1992 alle 17:56, conosciuta come “Quarto Savona Quindici”, sulla quale viaggiavano gli agenti Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, tutti morti sul colpo. Nella stessa esplosione venne coinvolta anche l’auto guidata da Giovanni Falcone, a bordo con la moglie Francesca Morvillo, entrambi deceduti, mentre l’autista Giuseppe Costanza si salvò miracolosamente.

Questo hortus del ricordo e del ristoro, oggi curato dai detenuti del carcere Ucciardone, è un ponte tra memoria e rinascita, tra vittime e carnefici, tra giustizia e riabilitazione. In questo luogo simbolico, tutto è orientato al “fare bene insieme” per costruire una società più giusta, consapevole e coraggiosa.

E come disse Giovanni Falcone, il cui spirito aleggia in ogni sala del museo:
«Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa. Chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola.»

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