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Lost letters al Festival di Nervi, performance tra video e danza

Foto Marcello Orselli
Foto Marcello Orselli

Presentato mercoledì 16 luglio sul palco del Carlo Felice il quinto appuntamento del Nervi International Ballett Festival, che prevedeva Lost letters con il Lucia Lacarra Ballet.

Spettacolo della durata di 75 minuti senza intervallo che nasce da un’idea venuta all’etoile spagnola e al marito Mattew Golding durante una visita della mostra allestita al Museo di Washington per i cento anni dalla Grande Guerra. A suggestionare la coppia è stata in particolare la lettera scritta dall’artigliere della Prima Guerra Mondiale Frank Bracey alla moglie Win. Una lettera d’amore in cui lui, che stava vivendo un’esperienza terribile, con la consapevolezza di non tornare più dalla guerra, le scriveva “ti prego, continua a vivere e ad essere felice”. 

Avendo la coppia da qualche anno avviato un progetto artistico con il quale producono spettacoli di cui sono protagonisti, ma non autori, questa volta con Lost letters  Matthew Golding ha voluto firmare la coreografia su una drammaturgia originale nata appunto da una suggestione condivisa con la moglie. «In qualsiasi guerra, nel corso della storia, le lettere hanno mantenuto un legame vitale tra i soldati, le famiglie e i loro cari. Ora è tutto più veloce e diretto, ma stiamo perdendo la capacità di entrare in contatto profondo con gli altri» aveva sottolineato Lacarra presentando il balletto.  Ed ecco che i tragici eventi reali vengono trasformati in una narrazione multimediale di danza e proizioni video curate da Ekain Albite e dallo stesso Golding, su musiche di Sergei Rachmaninov e di Max Richter. 

Foto Marcello Orselli

Un idea senza dubbio buona e ricca di contenuti e riflessioni importanti, ma la cui resa finale non risulta ottimale. Bellissimo e suggestivo il video proiettato sul fondo del palcoscenico girato nel flysch, nell’eremo di San Telmo e nel convento della città basca di Zumaia (luoghi per altro ben noti per le riprese di gran parte della serie televisiva Il Trono di Spade), ma l’effetto è quello di rubare la scena ai ballerini reali sul palco. Lucia Lacarra e il marito danzano passi a due struggenti che riflettono le scene sulle scogliere basche, ma chi è seduto in platea non sa dove volgere lo sguardo. Sarebbe stato meglio che durante le proiezioni non ci fosse danza (o ce ne fosse meno) e viceversa, e forse si sarebbero riuscite ad apprazzerare meglio ambo le cose. Ciò non toglie che la bravura della Lacarra non passa certo inosservata o in secondo piano: sia in video che in presenza, malgrado i suoi 50 anni portati benissimo, resta sempre una danzatrice d’eccezione dalla tecnica perfetta e capacità interpretative fuori dal comune.

Intensi i passi a due coreografati da Golding in cui si legge una complicità che non viene solo dal lavoro, ma da una vita passata insieme anche nel privato. Passi a due costruiti sulle note del Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in do minore, Op. 18 di Rachmaninov che si prolungano sulle note di Max Richter, meno interessanti di quelle del compositore russo e che si dispiegano sul video retrostante di un infinito campo di papaveri rossi. Troppo infinito e troppo lungo il tutto. Anche perchè sostenuto unicamente dal carisma della Lacarra, che ricordiamo essersi formata alla scuola di Victor Ullate per poi diventare principal al Balletto di Marsiglia, a San Francisco, all’Opera di Monaco di Baviera e di Dormund, ricevendo i massimi riconoscimenti della danza, tra cui il Benois de la Danse, il Premio Nazionale di Spagna e la Medaglia d’oro delle Belle Arti.

Foto Marcello Orselli

Le giovani quattro coppie sono solo un  contorno alla coppia Lacarra – Golding, all’amore sofferente tra i due (in cui la realtà si mischia ai sogni), ma non spicca nè un gran disegno coreografico, nè una particolare bravura tra i danzatori. Del resto formare una compagnia e mantenerla non è cosa semplice se non viene garantita una costanza di lavoro e spesso questo è un motivo per cui ballerini di alto livello non fanno parte di compagnie esordienti come questa. 

Lo spettacolo è stato prodotto in collaborazione con i teatri spagnoli Teatro Arriaga Antzokia, Kursaal Eszena, Teatro Principal de Vitoria-Gasteiz, e con il sostegno del Governo Basco e del Comune di Zumaia.

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