
Anche un membro del CDA del Met è rimasta vittima della sparatoria a Manhattan. Ma l’obiettivo del killer era un altro: colpire la NFL e denunciare la CTE.
Tra le quattro vittime della sparatoria avvenuta lunedì sera nel cuore di Manhattan, c’è anche Wesley LePatner, 43 anni, dirigente di alto profilo nel settore immobiliare presso Blackstone e membro del consiglio di amministrazione del Metropolitan Museum of Art. Una figura influente, apprezzata per la sua brillantezza professionale e il profondo impegno nel mondo dell’arte e dell’educazione, è caduta in un attacco che, secondo gli investigatori, non era diretto a lei.
L’aggressore, Shane Tamura, un ex giocatore di football liceale di Las Vegas con una storia di disturbi mentali, avrebbe puntato agli uffici della National Football League (NFL) situati nello stesso edificio al 345 di Park Avenue. L’uomo, armato di un fucile semiautomatico, ha aperto il fuoco nella hall, uccidendo tre persone – tra cui un agente del NYPD fuori servizio – prima di salire al 33° piano, dove ha incrociato e ucciso LePatner, ignara e in quel momento nel pieno delle sue attività lavorative.
Secondo quanto riferito dalle autorità, Tamura aveva con sé una nota di tre pagine in cui affermava di soffrire di encefalopatia traumatica cronica (CTE), una grave malattia neurodegenerativa legata agli sport di contatto. Credeva di essere stato danneggiato dalla NFL e voleva vendicarsi. Tuttavia, avrebbe preso l’ascensore sbagliato, raggiungendo per errore i piani di Blackstone invece di quelli della Lega.
La morte di Wesley LePatner ha scosso profondamente la comunità culturale e imprenditoriale newyorkese. “Una leader brillante e generosa, una presenza capace e calda”, ha dichiarato Max Hollein, direttore del Met. Solo pochi mesi fa, LePatner era entrata nel CDA del museo, dove aveva già iniziato a partecipare attivamente a diversi comitati strategici. Lascia il marito, due figli, i genitori e una lunga scia di stima e affetto tra colleghi e amici.
Nel frattempo, le indagini confermano che Tamura aveva attraversato il Paese in auto nei giorni precedenti. Le immagini di sorveglianza lo mostrano mentre entra nell’edificio con l’arma in mano, pronto a colpire. Dopo aver compiuto il massacro, si è tolto la vita con un colpo al petto.
Dietro la tragedia, quindi l’ombra della CTE, la controversa malattia del cervello diagnosticabile solo post mortem, che negli anni ha spinto diversi ex giocatori a compiere gesti estremi. In questo caso, ha “portato via” anche chi con il football americano non aveva nulla a che fare…













