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Obnubi #4 Seneb, Senetyotes e Aby Warburg

Seneb e Senetyotes, dettaglio
Seneb e Senetyotes, cartolina. Foto DM
Il nostro “spettatore dilettante” a spasso tra le immagini, Obnubi, oggi non va in giro per il mondo, ma si interroga a partire da una “icona”, che l’ha accompagnato in un altro tipo di viaggio…incontrando anche Aby Warburg

Non ricordo con precisione dove e quando l’ho trovata ma mi ha subito affascinato, l’ho tenuta appesa sulla parete dello studio per più di un anno e da qualche settimana è posata sul mio tavolo: è una vecchia cartolina del Museo Egizio de Il Cairo (un posto dove non sono mai stato), rappresenta una scultura con due figure in terracotta dipinta, dietro c’è scritto: Dwarf Sened, his whife Senetyotes and two children, 5th. Dyn., 2560 B.C. Queste due figurine sono rappresentate vicine, lui è seduto con le gambette incrociate (dwarf, in effetti, significa nano) e si tiene compiaciuto le mani sul petto, lei è seduta accanto a lui, le sue lunghe gambe sono fasciate da una semplice veste bianca. Senetyotes tiene una mano sulla spalla e una sul braccio di Seneb e lo abbraccia con delicatezza. I loro visi sono belli e splendenti, moglie e marito ci guardano dal profondo del tempo e sorridono, si amano e sono felici.

Seneb e Senetyotes, dettaglio

Il nano Seneb era uno scriba di corte, volendo approfondire di informazioni se ne trovano parecchie, ma non mi interessano. La domanda che mi faccio invece è: perché mi sono tenuto sotto gli occhi questa immagine per così tanto tempo? Oltre all’indiscutibile bellezza di questo piccolo gruppo scultoreo, perfetto nella sua semplicità, c’era dell’atro, per me evidente ma inspiegabile. Poi, l’altro giorno, ho riordinato l’album di fotografie di famiglia e ho capito. Ho una foto perfettamente identica a questa scultura, è stata scattata più di trent’anni fa, ci siamo mia moglie ed io, abbiamo quasi la stessa posizione di Seneb e Senetyotes e lo stesso sguardo, siamo belli, splendenti, guardiamo l’obiettivo come per sfidare il tempo, sorridiamo, ci amiamo e siamo felici. Sono quasi sicuro che tutti abbiano almeno una fotografia così.

Aby Warburg. Fonte, Wikipedia

È un caso? Per rispondere devo interrogare il grande storico della cultura Aby Warburg, addirittura. Warburg ha elaborato la teoria delle Pathosformel: «Con “formule di pathos” – scrive Michele Cometa, uno che queste cose le ha studiate a lungo – Warburg intendeva tutto quel patrimonio di tracce mnestiche che si sono impresse nella psicologia dell’Homo sapiens a partire dalle esperienze liminali – fobiche innanzitutto – e che si riattivano per lo più inconsciamente nelle espressioni artistiche. Si tratta di gesti alimentati da sentimenti estremi, da emozioni e passioni, che, secondo la teoria degli engrammi di Richard Semon, esprimevano plasticamente situazioni limite» [Cometa, Cultura visuale. Una genealogia].

Pietà  Compianto sul Cristo morto di Niccolò dell’Arca, scultura, terracotta – fittile, grandezza naturale, primo Rinascimento – tardo Gotico, Santa Maria della Vita a Bologna (Italy), Photo: Paolo Villa, VR

Ecco, in questa cartolina con Seneb e Senetyotes ci vedo proprio una Pathosformel, un’emozione impressa profondamente nella psicologia dell’homo sapiens, un sentimento estremo, liminale e semplice: amore. Messa accanto alla mia fotografia, scattata con la macchinetta durante una vacanza, vedo lo stesso sentimento estremo, liminale e semplice: amore.

Sono passati quattromila anni, se guardo fuori dalla finestra di amore ne vedo poco, vedo piuttosto violenza senza misura, guerra in ogni angolo del pianeta e altre “esperienze liminali” come odio, razzismo, avidità, paura e mi tremano le mani. Però ho questa cartolina un po’ sgualcita sul tavolo e se guardo negli occhi Seneb e Senetyotes penso che forse – forse…

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