
Da oggu al 23 novembre 2025, il Seoul Museum of Art (SeMA) ospita la 13ª Seoul Mediacity Biennale, Séance: Technology of the Spirit, un’indagine sull’influenza della spiritualità nell’arte moderna e contemporanea. La mostra si interroga su come esperienze mistiche, visionarie o esoteriche abbiano plasmato la pratica artistica, e su come queste tradizioni possano rispondere alle incertezze del mondo contemporaneo
Negli ultimi dieci anni, un numero crescente di artisti si è rivolto a forme di conoscenza alternative, riscoprendo pratiche spirituali spesso dimenticate o represse. Seoul, città sospesa tra modernità e tradizioni spirituali profonde, offre la cornice ideale per esplorare questa tensione tra sacro e contemporaneo.
La Biennale prende spunto dall’onda di interesse che, alla fine del XIX secolo, aveva portato alla nascita delle séances, sedute in cui i medium mettevano in contatto il pubblico con il mondo degli spiriti. Nel tempo, questo concetto si è esteso a rituali, performance teatrali sperimentali e proiezioni cinematografiche, fino a diventare metafora di un’esperienza artistica che supera i confini del quotidiano.
Tra i protagonisti del percorso curatoriale emergono figure come Helena Blavatsky, Annie Besant, Georgiana Houghton e Hilma af Klint, considerate profetiche nell’evoluzione dell’arte astratta; Onisaburō Deguchi, con le sue ceramiche, trasmette contenuti spirituali più che estetici; Emma Kunz e Joseph Beuys vedono l’arte come strumento di guarigione e riequilibrio; Nam June Paik, integrando rituali sciamanici e media contemporanei, mostra come tradizione e tecnologia possano coesistere, ridefinendo il ruolo dell’arte nella nostra percezione del mondo.
La Biennale collega queste pratiche a movimenti anticoloniali, femministi, ecologici e anti-capitalisti. La rievocazione di Burning Performance di Seung-taek Lee (1989/2025) – performance simbolica in cui l’artista bruciava le proprie opere trasformandole in cenere per mettere in discussione il valore materiale dell’arte e sottolinearne la transitorietà, espande le possibilità spirituali dell’arte, liberandola dal supporto materiale. L’esposizione esplora inoltre la separazione tra mente e corpo imposta dalla modernità, con opere di Suzanne Treister, Jane Jin Kaisen e gli “strumenti di guarigione” di I Ching Systems and Artworks.
Nuove commissioni di Hiwa K, Anocha Suwichakornpong, Kivu Ruhorahoza e Christian Nyampeta affrontano la persistenza del passato nel presente e la repressione di narrazioni storiche scomode, mentre la struttura cromatica della mostra sottolinea che la realtà è sempre costruita e plurale.
La Biennale valorizza anche forme d’arte immateriali: al Cinematheque Seoul Art Cinema il cinema diventa strumento per ridefinire i confini tra immagine e realtà, la Sound Room al NAKWON SANGGA esplora il potere trasformativo del suono, e la performance di ORTA (Alexandra Morozova e Rustem Begenov) utilizza l’effimero come strumento di elaborazione storica.
Séance: Technology of the Spirit si propone quindi come uno spazio di incontro spirituale, espansione percettiva e comunione visionaria, dove le opere non solo si mostrano, ma parlano, evocano e trasformano chi le osserva.














