
Hollywood si prepara a una nuova apertura: il 13 settembre Sebastian Gladstone inaugura la sua galleria a Los Angeles in uno spazio di 3.200 piedi quadrati, a due passi da Jeffrey Deitch e Regen Projects. Mentre molte gallerie riducono le dimensioni o chiudono, Gladstone va nella direzione opposta, portando la sua visione artistica su entrambe le coste.
Il nuovo spazio a Hollywood, di fronte a Jeffrey Deitch su Orange Drive e a due isolati da Regen Projects su Santa Monica Boulevard, è un balzo in avanti rispetto alla precedente sede City of Angels, chiusa a maggio. Cresciuto a Mid-City, Gladstone racconta di aver trovato conferma al Frieze Los Angeles, dove la sua partecipazione ha attirato l’attenzione dei media e del pubblico. “La gente si è presentata davvero. L’identità della galleria è così legata a Los Angeles che non impegnarsi con la città sarebbe un errore”, dice.
La galleria di Hollywood, firmata Perennial Studio, è la quarta di Gladstone a Los Angeles dal 2020. Inizialmente si chiamava Stanley’s, in omaggio allo scultore Stanley Edmondson, protagonista della mostra inaugurale. Dopo spostamenti tra Chinatown e Melrose Hill, la nuova sede porta una ventata di energia e spazio espositivo. Dopo un pop-up a New York nel 2024, Gladstone ha aperto una sede permanente a Tribeca a gennaio, sperimentando una formula che ora gli permette di gestire al meglio artisti già rappresentati a New York e creare scambi culturali tra le due coste.
La prima mostra della nuova galleria è dedicata a Herman Cherry (1909-1992), pittore astratto formatosi a Los Angeles negli anni ’30 e protagonista della scena di New York del dopoguerra. La mostra esplora i lavori dagli inizi agli anni ’60, quando Cherry si distaccò dai colleghi della New York School come Willem de Kooning e Franz Kline, sviluppando una planarità lirica e una tavolozza nitida ispirata al Modernismo europeo. Le opere sono state quasi tutte vendute in due settimane, con prezzi tra 35.000 e 80.000 dollari; l’ultima sarà destinata a un’acquisizione istituzionale. La scelta di Cherry riflette la filosofia di Gladstone: qualità sopra quantità, opere eccellenti a prezzi accessibili grazie a una gestione su scala contenuta e una visione di lungo periodo. “Non inseguo le tendenze, e alla fine questo funziona a nostro vantaggio: la coerenza si vede, soprattutto quando molte gallerie hanno perso la loro identità”, spiega Gladstone.
Al 1° agosto, la galleria aveva già superato il fatturato totale del 2024. Gladstone ha dimezzato la partecipazione alle fiere, puntando solo su Frieze Los Angeles e Art Basel Miami Beach. Alex Glauber, presidente dell’Associazione statunitense dei consulenti d’arte professionisti, sottolinea: “Sebastian ha un occhio eccezionale e un forte istinto commerciale. Ha scelto la qualità quando molti puntavano solo alla crescita”.
Secondo Gladstone, Los Angeles resta una città centrale per istituzioni, artisti e collezionisti, anche dopo incendi e la chiusura di gallerie come quella di Tim Blum. La città sta vivendo un “cambiamento generazionale”, e il futuro del mercato dell’arte dipende da chi saprà cogliere questa opportunità. “La responsabilità è nostra: non basta dire che il sistema non funziona, dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere”, conclude Gladstone.













