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Il Sole allo Zenit #42: Estate critica e libro nuovo

Nicola Mafessoni, Il Sole allo Zenit. Scritti d'arte moderna e contemporanea, Silvana Editoriale
Nicola Mafessoni, Il Sole allo Zenit. Scritti d’arte moderna e contemporanea, Silvana Editoriale
Com’è andata l’estate? Riflessioni sulla stagione del solleone, letture e critica d’arte, con l’annuncio del nuovo libro “Il Sole Allo Zenit”, nato grazie ad ArtsLife

Dunque, com’è andata l’estate? Soddisfatti? Io non mi lamento. I pomodorini del mio orto sono sbocciati alla più non posso, ho azzardato qualche nuotata in mare, schivando le meduse, ho passeggiato in montagna a lungo ma non ho trovato funghi, a differenza di quanto dicono tutti. Un po’ mi vergogno: che io non abbia un buon occhio? Sarebbe gravissimo. Provo a giustificarmi con l’orario tardo delle mie uscite e con una visita oculistica che ormai dovrei rassegnarmi a prenotare, visto che le primavere, anche per me, sono aumentate. Per il resto, ho riletto la Gita al Faro di Virginia Woolf, con tutti quei pensieri della signora Ramsay e le vicissitudini del marito che teme parecchio il meteo.

Pomodorini dell’orto, Italia, estate 2025

E Bankes il botanico, Lily la pittrice, i figli e gli altri amici. Ho invece letto, per la prima volta, Dove la Terra finisce di Michael Cunningham, che mi è stato regalato da un amico e che, devo ammettere, mi ha stupito, con il suo modo di rendere magica la descrizione di un luogo e certi dettagli che ai più di solito sfuggono. Come quelle “case sulla zona est, che si trovano sulla striscia di sabbia tra l’asfalto e l’acqua salata, che non sono sogni: esse stesse sognano”. Infine ho preso tra le mani un libro che, per la tematica, anni fa non avrei mai tenuto in considerazione: Orbital, di Samantha Harvey. Che mi ha fatto sentire minuscolo e ha reso così bene lo splendore teatrale di un pianeta sospeso che ruota, fino a vincere il Booker Prize addirittura.

Raccolta dei primi Paragone, Sansoni Editore, Firenze, 1950

Mentre, per quanto riguarda il mondo artistico che gira meno, ho seguito un consiglio che mi è stato dato: “prova a disintossic-arti”! In parte ci sono pure riuscito, ma ho assistito a molti dibattiti sulla situazione della critica d’arte apparsi a più riprese sulle varie testate e rubriche. In molti infatti hanno sottolineato la scomparsa della critica vera come un’emergenza, nonostante, per gli addetti al lavoro seri, sia palese questa assenza quanto il segreto di Pulcinella. Qualcuno si è chiesto se la critica possa fare a meno della scrittura, se possa essere ancora una professione, e quale sia la differenza tra un critico e un curatore. C’è chi ha detto che non abbiamo smesso di fare critica, chi ha notato che non s’immaginano più nuovi criteri, chi – ben più pratico – ha evidenziato che nel sistema capitalistico che viviamo, l’unico fattore che decide è il mercato.

Parziale raccolta per una mostra sulla critica d’arte

Così il critico, per campare, scrive della galleria che lo fa mangiare e figuriamoci dunque se ne scrive male. Ma il mercato ormai è globalizzato, quindi è inutile insistere solo su una corrente ed è meglio allentare le maglie, essere più tolleranti e meno militanti. Perchè la specializzazione non è inclusiva e fa spavento, almeno quanto i temporali al James Joyce di un tempo*. E’ poi risultato evidente che la critica sia sempre più orientata, attraverso saggi e pubblicazioni, ai soli protagonisti attivi, ma chi studia e legge con attenzione, raramente è il generico fruitore. Pertanto, perchè impazzire sciorinando certi cavilli, quando nessuno li vuole, perchè si preferisce la sintesi? Io sento puzza di zolfo (più che di odor Christi) e mi piacerebbe così tanto preparare una mostra sulla critica d’arte che ho iniziato a raccogliere materiali rari e inestimabili. Immagini di Berenson, lettere di Longhi e Toesca, cartoline di Zeri e varie prime edizioni indimenticabili. E un solo fruitore attento basterà per capire che quella era un’altra epoca, che esigeva più approfondimento, e che persino un cannibale di oggi è un vegano a confronto.

Virginia Woolf, La Gioia di rileggere, Garzanti, I piccoli grandi libri

Per quanto riguarda la mia opinione rinuncio a mettere il carico da undici e mi limito a constatare che non si può essere tutti Germano Celant, ma che non viviamo certo un momento di buona vena. E infine vi segnalo che è appena uscito per Silvana Editoriale il mio nuovo libro, che raccoglie un po’ di puntate di Il Sole Allo Zenit, nel caso abbiate voglia di rileggerle, visto che la “gioia di rileggere” esiste davvero e Virginia Woolf ne ha composto addirittura un libro. E ci ricorda che “sia nella scrittura, sia nella lettura, è l’emozione che deve venir per prima” e che nella rilettura “dobbiamo tempestare di domande l’emozione”. Se non sopravvive nulla il libro va gettatato nella carta straccia ma, se sopravvive qualcosa, viceversa, quel libro va per sempre messo “nei tesori dell’universo”.

*Era stata una zia a dirgli che i temporali erano segno dell’ira di dio.

 

Nicola Mafessoni è gallerista (Loom Gallery, Milano), curatore (Settantaventidue, Milano) e amante di libri (ben scritti). Convinto che l’arte sia sempre concettuale, tira le fila del suo studiare. E scrive per ricordarle. IG: nicolamafessoni

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