
Una recente conservazione del Cavaliere Errante Oskar Kokoschka al Solomon R. Guggenheim Museum di New York ha svelato segreti finora nascosti sotto le pennellate dell’artista, offrendo nuovi spunti sul suo metodo creativo.
Il dipinto, realizzato tra il 1914 e il 1915, è esposto nella mostra “Modern European Currents”, che mette in luce la collezione di opere europee del primo Novecento del museo. Prima dell’esposizione, l’opera ha subito un trattamento di conservazione e un’analisi tecnologica avanzata, finanziata dal produttore di vini Ornellaia. Secondo Julie Barten, senior paintings conservator e associate director of conservation affairs del Guggenheim, il dipinto si prestava particolarmente all’analisi radiografica: “La topografia della pittura suggeriva che sotto la composizione finale potessero nascondersi elementi interessanti”.

Il Cavaliere Errante fu realizzato durante un periodo di transizione per Kokoschka, artista viennese noto per i suoi ritratti psicologicamente intensi e deformati, e segnato dalla turbolenta relazione con Alma Mahler, vedova del compositore Gustav Mahler. Lo stesso periodo aveva visto la creazione de La sposa del vento (1913–14), con la coppia immersa in un vortice di pennellate tempestose. Kokoschka iniziò il Cavaliere Errante prima di partire per il fronte orientale durante la Prima Guerra Mondiale, completandolo al ritorno, dopo essere stato ferito.

Il dipinto mostra un uomo in armatura, probabilmente un alter ego dell’artista, accasciato su un paesaggio surreale, con una sfinge ai piedi e un angelo della morte sospeso sopra di lui. Le tecniche di imaging avanzato, tra cui X-radiography e infrared reflectography, hanno rivelato tracce di pigmenti sottostanti la superficie: sotto la testa del cavaliere appare un’altra testa orientata diversamente, suggerendo che Kokoschka abbia “riutilizzato elementi di una composizione precedente”.

Sotto la sfinge, inoltre, emerge una figura felina che guarda il cavaliere, diversamente dalla sfinge finale, che volge lo sguardo altrove. Barten osserva come questo cambiamento di orientamento possa riflettere l’evoluzione del rapporto tra Kokoschka e Alma Mahler. Vivien Greene, senior curator del museo, nota che le esperienze belliche e sentimentali dell’artista potrebbero aver trasformato la visione di sé: da “cavaliere splendente” a “cavaliere ferito”, influenzando la direzione della pittura.
Il team del Guggenheim sottolinea che si tratta di ipotesi preliminari. La ricerca proseguirà, anche analizzando le stampe dell’artista per comprendere meglio il suo metodo. Ulteriori immagini e indagini potrebbero essere effettuate se ci saranno risorse e accesso all’opera. Nel frattempo, le nuove scoperte vengono integrate nella mostra Modern European Currents, con audio guide e visite guidate gratuite per il pubblico, offrendo occasioni di “mutual learning”, come spiega Megan Fontanella, curatrice di Arte moderna e Provenienza. “Anche dopo 110 anni, con l’avanzare della tecnologia, i dipinti continuano a rivelarsi”, conclude Fontanella. “Ci saranno sicuramente scoperte future che i nostri successori continueranno a fare. Questo rende il lavoro con queste opere infinitamente affascinante”.















