
Alexander Calder, maestro dei mobiles e degli stabiles, vive un nuovo momento d’oro. La prossima settimana Philadelphia inaugurerà i Calder Gardens, mentre a ottobre il Whitney Museum di New York aprirà una grande mostra per celebrare il centenario del celebre Circo di Calder (1926-31). Due appuntamenti istituzionali che coincidono con un mercato sorprendentemente solido, capace di resistere alle turbolenze globali, e che preparano il terreno per il ritorno di un’importante opera a Parigi il mese prossimo.
Il nuovo complesso americano, che aprirà al pubblico domenica 21 settembre 2025, sorge su 7 300 metri quadrati lungo il Benjamin Franklin Parkway tra la 21st e la 22nd Street. Progettato come luogo di riflessione e scoperta, fonde architettura, natura e scultura in un dialogo continuo. L’edificio principale, firmato dallo studio vincitore del Pritzker Herzog & de Meuron, alterna una facciata nord in metallo scintillante a una sud in legno che richiama la casa bohémien di Calder in Connecticut. Intorno, un paesaggio con oltre 250 specie autoctone e perenni disegnato dal celebre paesaggista Piet Oudolf.

L’inaugurazione sarà preceduta, sabato 20 settembre, da “Chaos and Kisses: A Grand Opening Parade”, una parata gratuita ideata dall’artista e musicista Arto Lindsay e curata da Juana Berrío, con performance di gruppi locali come Pig Iron Theatre, Almanac Dance Circus Theatre, Mad Beatz Philly e il collettivo brasiliano PHonk!, oltre a un concerto gratuito della leggendaria Sun Ra Arkestra.
Calder Gardens nasce da una partnership tra la Calder Foundation, che ne guida la visione curatoriale, e la Barnes Foundation, che offre supporto operativo attraverso un modello innovativo di condivisione delle risorse. L’ingresso avrà un approccio volutamente non convenzionale: nessuna etichetta accanto alle opere, così che i mobiles, gli stabiles e i disegni parlino da soli, invitando a un’esperienza personale “nel presente perpetuo”, come spiega Alexander S. C. Rower, nipote dell’artista e presidente della Calder Foundation.
Il progetto ha ottenuto il sostegno di fondazioni, aziende e donatori privati, oltre che del Commonwealth of Pennsylvania e della City of Philadelphia, consolidando la città come una delle capitali culturali più vivaci degli Stati Uniti.

Questa nuova istituzione non è solo un omaggio museale: arriva in un momento in cui il nome di Calder risuona con forza anche nel mercato internazionale dell’arte. Tutte le 13 opere di Calder battute nel 2025 per oltre un milione di dollari hanno centrato o superato le stime, confermando la forza della domanda. Il top lot dell’anno è Gypsophila (1949), passata da Christie’s New York a 8,5 milioni di dollari, oltre la stima alta di 8 milioni, proveniente dalla collezione di Anne e Sid Bass.
Nel 2024 l’andamento era stato analogo: dodici lotti sopra il milione, con Blue Moon (1962) venduta da Sotheby’s New York a 14,4 milioni, ben oltre la stima massima di 10 milioni. Cifre che restano comunque sotto il record assoluto di Calder del Poisson volant (1957), battuto da Christie’s nel 2014 per 25,9 milioni di dollari.
Per il consulente d’arte Todd Levin, il mercato di Calder è “uno dei più a prova di bomba e di recessione”. L’offerta è ampia, la qualità alta, la domanda costante. “Questo mercato ha dimostrato la sua forza per decenni”, afferma, “ed è raro vedere tassi di vendita così alti per un artista così prolifico”.

Il mese prossimo Gladstone Gallery porterà ad Art Basel Paris il mobile Caged Stone on Yellow Stalk (circa 1955), acquistato l’ultima volta da Christie’s nel maggio 2023 per 3,2 milioni di dollari contro una stima di 4–6 milioni. La galleria ora lo propone a circa 5,5 milioni, convinta che il mercato sosterrà la quotazione.
Tra nuove istituzioni come Calder Gardens, mostre museali di peso e un mercato che non conosce cedimenti, Alexander Calder si conferma una figura chiave dell’arte moderna, capace di unire generazioni di collezionisti e appassionati in un presente che, come le sue sculture in movimento, non smette mai di trasformarsi.













