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Beato Angelico a Palazzo Strozzi e Museo di San Marco. L’anteprima

Beato Angelico, Annunciazione (1432), Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Valdarno, Arezzo Beato Angelico, Annunciazione (1432), Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Valdarno, Arezzo
Beato Angelico, Annunciazione (1432), Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Valdarno, Arezzo
Beato Angelico, Annunciazione (1432), Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Valdarno, Arezzo
È una delle mostre più attese dell’autunno italiano. Dopo Donatello, Palazzo Strozzi torna a puntare su un grande maestro del Rinascimento

Ci si può render conto della delicatezza e della luminosità dei colori dell’Angelico andando vedere la mostra monografica di Firenze, a partire dal 26 settembre 2025, dislocata nelle due sedi di Palazzo Strozzi e del Museo di San Marco. Giudicata dai suoi curatori straordinaria e irripetibile, la rassegna può vantare oltre centoquaranta opere. Che ripercorrono le sequenze esistenziali e formative dell’Angelico e l’ambiente culturale e iconografico dell’epoca, soffermandosi sulle presenze fiamminghe e sui contributi fondamentali di Masaccio, Filippo Lippi, le sculture di Ghiberti, Michelozzo e Luca della Robbia.

Iniziando dall’eredità tardo gotica, Beato Angelico, un artista straordinario, in grado di padroneggiare sempre con grande maestria tecniche di pittura così diverse come l’affresco, la miniatura e la pittura su tavola, è conosciuto per aver fatto entrare la pittura fiorentina e italiana nell’età rinascimentale. In che modo? Mediante l’innovativo uso della prospettiva e per l’utilizzo originale della luce nel determinare il rapporto tra le figure e lo spazio contiguo. Fattori che gli consentono di manifestare il profondo senso religioso fondato su una meditazione sul sacro in stretta connessione con l’umano.

Le opere

Volendo soffermarsi su alcune di queste opere, si potrebbe iniziare dalla Crocifissione del Metropolitan Museum di New York, una creazione intensamente drammatica, con la Vergine svenuta, priva di forze, schiantata da dolore che la sovrasta. Le pie donne cercano di sostenerla e san Giovanni la osserva preoccupatissimo per le sue condizioni. C’è qualcosa della sontuosità tardogotica nel personaggio a cavallo, sulla destra. Ma il Cristo è già immerso nella configurazione rinascimentale Vicina al Crocifisso di Filippo Brunelleschi in Santa Maria Novella.

 

Beato Angelico, Crocifissione 1423 circa., New York, Metropolitan Museum
Beato Angelico, Crocifissione 1423 circa., New York, Metropolitan Museum

Nell’Annunciazione, dal Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Valdarno di Arezzo, la superficie dipinta è bipartita e non più tripartita come nell’Annunciazione di Cortona. Configurando il punto di fuga all’interno della casa e non all’esterno in modo da attirare l’attenzione di chi guarda verso la stessa Annunciazione. Lo spazio diviso in due dall’arcata in primo piano è un fase di passaggio tra il tipico polittico cuspidato medievale e la pala quadrata rinascimentale.

Nella Madonna dell’Umiltà, tavola conservata al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, la Vergine è sostenuta da un cuscino appoggiato direttamente a terra con il bambino in braccio. Tiene nella mano sinistra un vaso che contiene rose e un giglio, simboli di maternità e purezza. L’essere seduta al suolo l’avvicina ai fedeli che la sentono più reale. Appare evidente il contrasto tra l’iconografia della Madonna dell’Umiltà e la Vergine Regina del Cielo seduta in trono quale, incarnata splendidamente nella Madonna Rucellai di Duccio da Boninsegna.

 

Beato Angelico, La pala di San Marco (1438-1442), Museo nazionale di San Marco a Firenze
Beato Angelico, La pala di San Marco (1438-1442), Museo nazionale di San Marco a Firenze
Il focus

La star della mostra è la Pala di San Marco (1438-1442) e la sua ricostruzione, sono stati ritrovati 17 dei suoi 18 elementi, dopo essere stata smembrata e dispersa in diversi musei. L’assetto quasi quadrato della Pala centrale è una novità importante rispetto alle pale tradizionali, configurando un moderno equilibrio spazio-temporale mediante l’inserimento prospettico nella scena narrata. Scena impostata in un hortus conclusus, un giardino chiuso, che oltre a richiamare l’immagine della Vergine incarnazione della purezza spirituale, instaura un dialogo tra il divino e l’umano.

I santi: Lorenzo, Giovanni Evangelista, Marco, Domenico, Francesco, Pietro Martire, Cosma e Damiano, perdono la staticità iconica e diventano interlocutori credibili in un confronto spirituale dinamico. i santi sono raffigurati attorno alla Vergine in atteggiamenti naturali, con gesti e sguardi come se stessero appunto conversando.

La Vergine con il Bambino è collocata su un altro trono al centro dell’opera, dove convergono le linee prospettiche. Angelico raggiunge la profondità dello spazio mediante assetti costruttivi originali. Come la piccola rappresentazione della Crocifissione in basso che riesce a trasmettere emozioni intense. Trasformando la sacralità della scena rappresentata in un’esperienza contemplativa travolgente.

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