
Per quasi vent’anni, il busto in marmo rinvenuto a Cherson, antica colonia romana in Crimea, è rimasto un enigma. Ora, grazie a nuove ricerche, la statua è stata identificata: rappresenta Laodice, moglie di Tito Flavio Partenocle, figura di spicco della città nel II secolo d.C.
La scoperta risale al 2003, quando gli archeologi riportarono alla luce una delle più grandi residenze di Cherson, situata vicino al teatro e all’agorà. Tra monete, ceramiche e un altare dedicato ad Artemide e Apollo, emerse anche una testa femminile in marmo bianco, raffinata ma priva di elementi che potessero chiarirne l’identità.
Il tassello mancante è riapparso di recente negli archivi del Museo Archeologico di Odessa, dove è stato ritrovato un piedistallo con un’iscrizione che citava Laodice. L’analisi incrociata tra la scultura, datata alla metà del II secolo, e l’iscrizione ha permesso di ricostruire la sua storia.
Il busto, probabilmente realizzato nelle province orientali dell’Impero e scolpito con marmo proveniente dall’isola di Paros, raffigurava una donna di rango elevato. La dimensione monumentale e la lavorazione accurata indicano che la statua doveva occupare un luogo pubblico, forse l’agorà.
Il contesto storico conferma il ruolo politico di Laodice. Nel 135 d.C., un aristocratico locale di nome Aristo non era riuscito a ottenere l’eleutheria, l’autonomia amministrativa per la città. Pochi anni dopo, però, Cherson celebrava la libertà coniando monete dedicate alla sua indipendenza. Gli studiosi ritengono che Laodice abbia avuto un ruolo decisivo in quel successo.
Come sottolinea Elena Klenina, che ha guidato la ricerca pubblicata su Nature lo scorso agosto, “le matrone romane esercitavano un’influenza significativa anche oltre i confini di Roma, partecipando attivamente alla vita politica”. E la statua di Laodice, tornata alla luce dopo secoli e identificata solo ora, ne è la prova tangibile.













