
Il celebre artista cinese Cai Guo-Qiang, noto per le sue installazioni esplosive e scenografie di fuochi d’artificio, è finito al centro di una bufera dopo la sua ultima performance in Tibet. Il 19 settembre ha presentato Rising Dragon, uno spettacolo pirotecnico realizzato a oltre 4.600 metri di altitudine sui monti Shigatse, con il sostegno del marchio di abbigliamento outdoor Arc’teryx.
L’iniziativa, concepita come simbolo di energia, speranza e benedizione, ha però suscitato forti polemiche. Ambientalisti, scienziati e utenti sui social hanno denunciato i possibili danni all’ecosistema dell’altopiano tibetano, tra i più delicati al mondo, e la scarsa sensibilità verso i luoghi sacri del buddismo. Nonostante l’artista abbia assicurato che i fuochi utilizzati fossero biodegradabili e conformi agli standard internazionali, diversi esperti hanno messo in dubbio la validità di tali certificazioni in condizioni ambientali così estreme, dove il degrado dei materiali risulta molto più lento.
Le critiche hanno spinto sia Cai che Arc’teryx a scusarsi pubblicamente, ma la protesta non si è placata: i media statali cinesi hanno dato risalto all’episodio e le autorità hanno avviato un’indagine ufficiale. Intanto, l’immagine del marchio canadese è stata danneggiata, con consumatori che hanno lanciato campagne di boicottaggio e un crollo del titolo della società madre Anta Sports alla Borsa di Hong Kong.
La vicenda rischia di ripercuotersi anche sulla carriera di Cai: petizioni online chiedono l’annullamento della sua prossima mostra personale a Londra. Non è la prima volta che l’artista viene contestato: già nel 2024, i suoi spettacoli con droni e fuochi d’artificio a Quanzhou e Los Angeles erano stati criticati per impatto ambientale e questioni di sicurezza.










