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New York, Paul Auster and me. Euro Rotelli in mostra a Sacile

Euro Rotelli. New York, Paul Aster and Me. Skyline Euro Rotelli. New York, Paul Aster and Me. Skyline

 

Euro Rotelli. New York, Paul Aster and Me. Skyline
Euro Rotelli. New York, Paul Aster and Me. Skyline
Palazzo Ragazzoni di Sacile dedica al fotografo Euro Rotelli una mostra ispirata alla rilettura della Trilogia di New York di Paul Auster

Se Palazzo Ragazzoni di Sacile dedica al fotografo Euro Rotelli la mostra “New York, Paul Auster and me”, ispirata alla rilettura della Trilogia di New York dello stesso Auster, il minimo che si possa fare è ritornare a confrontarsi con il testo per cercare di condividere con lui ciò che lo ha coinvolto. Avevo visitato e fotografato più volte altre città nel corso degli anni, ha raccontato il fotografo, ma solo New York esercitava su di me quel magnetismo particolare. La città vive di contrasti e contraddizioni. Immedesimandosi in particolare nel primo romanzo della trilogia, Città di vetro, Rotelli intuisce che attraverso i suoi personaggi Paul Auster descrive e denuncia l’ambiguità della città. Confronta l’opulenza e lo scintillio dei grattacieli con la povertà e la miseria che si annida nelle pieghe di Manhattan.

Racconta i personaggi che credono di essere artefici dei propri percorsi e poi rimangono invischiati nel labirinto da loro stessi costruito. Rotelli non si limita ad una assuefazione passiva alla visione dello scrittore, per altro accattivante là dove scrive: “Insomma il vagabondaggio era una forma di oblio. Quasi ogni giorno, che fosse bello brutto, caldo o freddo, lasciava l’appartamento e girava per la città… andando semplicemente dove lo portavano le gambe. Perduto non solo nella città ma anche dentro se stesso”; e ancora: “New York è il più miserabile e il più abietto di tutti i luoghi. Lo sfacelo è ovunque, la disarmonia è universale…..Persone infrante, cose infrante, pensieri infranti”; visione catastrofica che si attenua però in un altro passo: “Il tardo pomeriggio era ben inoltrato: la luce si stendeva come un velo sopra mattoni e foglie, le ombre si allungavano”.

Euro Rotelli. New York, Paul Aster and Me. Il cane
Euro Rotelli. New York, Paul Aster and Me. Il cane
Fluente significare

Da queste annotazioni quasi pittoriche Auster passa all’innesto del personaggio nell’ambiente: “Il vecchio si era confuso con la città. Era una macchiolina, un segno d’interpunzione, un mattone in un muro infinito di mattoni”, ma lavora sulle ripercussioni mentali che si connotano nella testa di chi legge. Che solo la letteratura è in grado di suscitare. La fotografia non una mera questione meccanica. E’ cogliere la vita nel suo fluente significare. Che improvvisamente si ferma, assume solidità, identità, senso. Operazioni che Rotelli sa come gestire e realizzare nelle sua novanta fotografie in bianco e nero. Nello skyline di New York sono le sculture in primo piano e il taglio geometrico delle finestre che incasella lo spazio come a compartimentalizzare la visione, tuttavia in ombra, ad indirizzare lo sguardo di chi osserva verso le cime dei grattacieli.

Ancora ombre nel ragazzino con la coppola che sta mangiando con il capo abbassato e i gomiti ben piantati sul tavolo carico di bottiglie e bicchieri perforati dalla luce che si stende come un velo. Una sorta di natura morta che esce dagli schemi. Ombre che sembrano richiamare la geometricità di Mondrian ma con un taglio decisamente più lirico. E la vita Rotelli la coglie in quel cane aggraziato che si alza sulle zampe anteriori per osservare cosa sta facendo il suo padrone. La sua figura si allunga sull’insegna del locale e sembra non voler demordere.

 

Euro Rotelli. New York, Paul Aster and Me. Ragazzino
Euro Rotelli. New York, Paul Aster and Me. Ragazzino

Paul Auster and me. Euro Rotelli
Sacile – Palazzo Ragazzoni
Curatrice: Elena Cantori
Fino al 05/10/2025

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