
Fino al 1° marzo 2026, il MUCIV – Museo delle Civiltà di Roma ospita Le fiabe sono vere… Storia popolare italiana, una mostra che trasforma il patrimonio delle tradizioni popolari in un’esperienza accessibile di reinterpretazione del passato.
Il patrimonio popolare come narrazione universale
Più di cinquecento opere per Le fiabe sono vere… Storia popolare italiana al MUCIV – Museo delle Civiltà, trasformato in un laboratorio di memoria collettiva con dipinti, maschere, strumenti agricoli, costumi e altri manufatti e materiali d’archivio della collezione del museo. Con la curatela di Massimo Osanna (Direttore generale Musei) e Andrea Viliani (Direttore MUCIV), la mostra ha visto riunirsi un’équipe multidisciplinare. Al fianco della Direzione generale Musei, del MUCIV e dell’ICPI – Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, hanno collaborato Cristiana Perrella e il collettivo Formafantasma, con la co-progettazione dell’Arch. Maria Rosaria lo Muzio. Le fiabe sono vere… Storia popolare italiana si pone come “manifesto di cultura pubblica”, un nuovo modello espositivo inclusivo e partecipato che aspira a diventare uno standard della museografia italiana.
Le dodici sezioni tematiche del percorso espositivo da una parte presentano testimonianze delle tradizioni passate, dall’altra pongono interrogativi al presente: questi reperti sono solo reliquie di un mondo scomparso o sono ancora elementi fondamentali per una convivenza responsabile con la contemporaneità? L’esposizione racconta la trasformazione avvenuta fra XIX e XXI secolo in Italia, da società agropastorale a realtà post-industriale, mostrando come le tradizioni si reinventino nei linguaggi digitali del villaggio globale.

La fiaba come chiave di lettura
Secondo Italo Calvino “le fiabe sono vere” perché connettono il mitico al quotidiano. A partire da questa intuizione, la mostra adotta la struttura narrativa della fiaba per raccontare la storia popolare italiana. A guidare i visitatori è la fiaba con il protagonista Elio e le sue avventure, scritta dalla narratologa Elena Zagaglia. Ogni sezione espositiva si trasforma così in un capitolo, dove la paura dell’ignoto lascia spazio alla valorizzazione dell’incontro con il diverso. Ispirato agli studi di Ernesto De Martino e alle ricerche contemporanee di antropologi come Philippe Descola, questo approccio rivela l’intreccio tra cultura e natura. Le tradizioni suggeriscono l’idea di un’ecologia utile a ripensare in maniera sostenibile il nostro rapporto con le altre culture e specie viventi.

Un esperimento museografico
Accessibilità e partecipazione sono due concetti alla base del progetto espositivo di Formafantasma che trasforma il Palazzo delle Arti e Tradizioni Popolari. L’allestimento si sviluppa al piano terra, dove protagonista è il pubblico stesso, e al primo piano, nel Salone d’Onore che ospita “Il racconto dei racconti”, una libera interpretazione fiabesca dove tradizione e immaginazione si fondono.
All’interno del salone, una struttura modulare accoglie i manufatti della mostra disposti secondo colori diversi che corrispondono a determinate tematiche. Ogni sezione rappresenta una macroarea tematica: la selva, il mare, la campagna, il paese, la dinamica fra lavoro e festa, il gioco, la magia e il viaggio. In un insieme di immagini e suoni, l’allestimento – arricchito di materiale da scoprire all’interno di cassetti – stimola la curiosità e la partecipazione, offrendo molteplici livelli di lettura.
L’accessibilità universale è al centro del progetto espositivo, sviluppato con il prezioso contributo di associazioni di persone con disabilità. Grazie a un articolato sistema di strumenti che favoriscono l’accessibilità fisica, sensoriale, cognitiva, relazionale e simbolica, Le fiabe sono vere costituisce un esperimento museografico che pone le basi per una proposta museale aggiornata, coerente con le reali esigenze attuali dei diversi pubblici.
Tutti i contenuti sono disponibili in italiano e inglese, con supporto in Lingua dei Segni Italiana (LIS) e Americana (ASL). È presente un percorso tattile con oggetti originali, mentre la fiaba guida è fruibile in formato audio, versione easy to read e Comunicazione Alternativa Aumentativa (CAA). Il gruppo di lavoro, coordinato da Miriam Mandosi, ha visto la partecipazione di enti, associazioni di riferimento e professionisti con e senza disabilità – fra cui AIPD, ANFFAS Nazionale, Consulta Regionale per la Tutela dei Diritti della Persona (Lazio), ENS, FAND, F.I.S.H. e UICI.

Un museo aperto alla comunità
Il progetto espositivo include l’accessibilità non solo come strumento di facilitazione ma come componente fondamentale, ridefinendo il ruolo del museo: non più solo luogo di conservazione, ma spazio di incontro, confronto e partecipazione. Il pubblico è invitato a contribuire attivamente, condividendo i propri oggetti, ricordi e storie all’indirizzo museo.tradizioniviventi@cultura.gov.it.
L’area di ingresso e uscita, ispirata alla “piazza di un paese” – simbolo del dialogo comunitario nell’antropologia italiana – ospiterà eventi e diventerà uno spazio vivo di co-progettazione per scuole, famiglie e comunità, rappresentando un modello per una museologia italiana sempre più inclusiva e partecipativa.













