
Sembra essere un momento d’oro per la street art: ormai ampiamente storicizzata, gode di considerazione critica e buona stampa, di attenzione presso mercanti e collezionisti e, oltre a questo, non è più pregiudizialmente osteggiata negli uffici comunali. Ovviamente, la definizione “street art” comprende un’ampia varietà di pratiche, linguaggi e pensieri spesso antitetici tra loro ma che hanno la pretesa di partire (o arrivare) dal “basso”, eludendo i meccanismi del sistema dell’arte. Si tratta di un groviglio contraddittorio in cui la confusione di atteggiamenti e finalità può rendere impossibile esprimere giudizi che vadano oltre la sensazione superficiale. Per fare chiarezza è utile leggere Muralismo e Moralismi, taccuini di viaggio da Parigi a Tunisi passando per Bèe del collettivo FX, curato Raffaella Gangi e Serena Giordano ed edito dalle edizioni del Museo Pasqualino di Palermo – centro internazionale per lo studio e la conservazione delle tradizioni popolari e meraviglioso museo dedicato ai pupi siciliani e alle marionette di tutto il mondo.
Il libro raccoglie i diari del collettivo FX e ne documenta l’ormai ventennale attività, chiarendo il suo peculiare pensiero sull’arte che si pratica per la strada e, proprio per la chiarezza e la coerenza di questo pensiero, può essere usato come pietra di paragone per formulare giudizi più generali. I diari «sono il frutto del paziente lavoro di Raffaella Gangi che ha raccolto appunti, note, riflessioni e schizzi contenuti in taccuini e fogli sparsi e posti in rete da FX». In apertura del libro, due saggi delle curatrici mettono in prospettiva i testi raccolti.
FX comincia con un’istruzione che si può definire classica: Accademia di Belle Arti e poi le prime mostre in contesti istituzionali, però qualcosa non funziona. «Luca Serio Bertolini, – scrive FX nelle note di apertura – chitarrista dei Modena City Ramblers, è arrivato al momento giusto. Aveva pronto un singolo e mi chiese di collaborare al video. Era il 2009, Twitter e Facebook erano ancora basici, Instagram non era ancora nato, però c’era YouTube che dava la possibilità a chi faceva musica di condividere senza passare dalle case discografiche. Il testo di Luca era dedicato a Taraneh Moussavi. Realizzai dei disegni con cui raccontare la storia di questa ragazza iraniana, arrestata durante una manifestazione di studenti contro il regime di Mahmoud Ahmadinejad. […] Mi resi conto che la pittura e il disegno erano mezzi potenti di narrazione se inseriti nel giusto spazio di comunicazione. Potevano arrivare a tante persone, avere un ruolo fondamentale come veicolo culturale, rompere le palle a situazioni di “regime”. Decisi di convocare una serie di amici e fondare il Collettivo FX, ispirato a Malcom X. La ‘F’ non aveva altro significato se non quello di evitare qualsiasi fraintendimento della ‘X’, che non era né un’incognita né un numero romano. Il Collettivo è partito appiccicando in giro poster i cui contenuti d’attualità ritenevamo potessero scuotere e smuovere chi ci sbatteva contro».

Il modo per lavorare, per “pittare” in strada è chiaro fin dall’inizio, non si tratta mai di operazioni di espressione “personale” né di decorazione o “decoro” urbano perché, scrive FX: «Il soggetto non era più nel murale, era nella realtà. Il mio intervento non doveva essere in funzione della sola ricerca, doveva essere in funzione di quello che la ricerca poteva provocare. Cominciai a evitare i ritratti, se non quando fosse strettamente necessario all’operazione, e mi concentrai sulle reazioni. […] Un intervento murale può entrare nella comunità e scatenare una serie di azioni».
Tutti progetti che il collettivo ha realizzato, non solo in Italia, – Officine Meccaniche Reggiane; Dietro Ogni Matto C’è Un Villaggio; Il Bambino Nel Carrello; La Madonna dell’Adesso; Les Chibanis – sono raccontati seguendo un ordine cronologico, i testi sono accompagnati dalle immagini dei pezzi “pittati” sui muri e da molti disegni preparatori e schizzi racchiusi nei taccuini (bellissimi, per altro). La dinamica di parole e immagini illustra tutte le fasi del lavoro e chiarisce il metodo di FX: «un’azione spontanea – precisa Giordano – che si organizza nel suo divenire senza preconcetti».

Si tratta di interventi che in un contesto istituzionale si definirebbero “relazionali”, perché nati dentro una dinamica di scambio e dialogo con le comunità che hanno accolto il muro dipinto; relazioni che implicano «l’ascolto, il ragionamento giorno dopo giorno, il fare rete con altre realtà» e, ancora, racconta FX «Memoria storica, consapevolezza politica, tecnica, tutto questo mi è tornato utile per non schiaffare maronate sui muri che ho dipinto. […] Quello che ho capito fin qui è che non c’è intervento fuori da un percorso e che il mio mestiere è innescare meccanismi culturali».
Questo approccio “relazionale”, che è filosofico e politico, oltre che estetico, definisce soprattutto la funzione e il destino dell’opera pittata per strada, opera effimera e soggetta alle intemperie quanto alle ordinanze comunali. Su questo aspetto, dirimente per la street art, FX ha le idee chiare: «Dal punto di vista dell’immateriale un termine come “effimero” non lo applico al supporto ma al pensiero. Il ritratto di Nelson Mandela che c’è a Firenze ha suscitato un dibattito, azioni concrete, ha provocato qualcosa? Probabilmente già non esiste più, la gente non lo guarda più. Un intervento del genere è effimero nella misura in cui non ha smosso niente. L’effimero è legato ai contenuti, ed è questo a fare la differenza. È il paradosso dell’immagine che, se vuota di contenuti, diventa invisibile o, peggio, un tragico nonsense».

FX mette a fuoco il nodo del problema, contrapponendo, a tutte quelle operazioni calate dall’alto, organizzate da assessori e sponsor che “concedono” spazi di espressione nel tentativo di “riqualificare attraverso l’arte” contesti urbani degradati – è il “moralismo del muralismo pedagogico”, nella definizione di Serena Giordano – azioni nate nei contesti, trovando semmai, scrive Gangi «il modo per dialogare con le istituzioni mantenendo la propria indipendenza. Non rinunciano ai muri non autorizzati, se questi servono per riflettere sulle buone o sulle cattive pratiche pubbliche e private».
Chiude il libro una sorta di glossario di parole chiave che hanno guidato l’azione e la poesia di FX – partecipazione, bellezza, burocretinismo e poi, errori, attivismo, riqualificazione e rigenerazione, memoria storica, ecc. – una sorta di vademecum intimo dell’artista ma utile anche per chi intende scendere in strada a “pittare” evitando i moralismi e scegliendo invece un’attitudine morale – un termine desueto, me ne rendo conto, che si scrive ormai quasi con pudore – per la propria arte.
Collettivo FX, Muralismo e Moralismi. Taccuini di viaggio da Parigi a Tunisi passando per Bèe. A cura di Raffaella Gangi e Serena Giordano. Edizioni Museo Pasqualino.














