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Le statue hanno camminato sull’isola di Pasqua

Moais seen at Ahu Tongariki at Rapa Nui National Park. Photo: John Milner / SOPA Images / LightRocket via Getty Images
Moais seen at Ahu Tongariki at Rapa Nui National Park. Photo: John Milner / SOPA Images / LightRocket via Getty Images
Esce in queste ore un nuovo studio, pubblicato sul Journal of Archaeological Science, che darebbe credito all’antica leggenda Rapa Nui, secondo la quale le statue dell’isola di Pasqua avrebbero “camminato” per arrivare al proprio posto…

Quando l’esploratore olandese Jacob Roggeveen approdò sull’Isola di Pasqua nel 1722, rimase sconcertato dalla presenza di centinaia di colossali statue di pietra che punteggiavano il paesaggio. Come avevano fatto le popolazioni indigene a trasportare quei massi imponenti? I Rapa Nui gli risposero che le statue “avevano camminato”. Una spiegazione che per secoli fu considerata poco più di una superstizione, fino a quando nel 2012 un team di antropologi statunitensi non dimostrò sperimentalmente che i moai potevano effettivamente essere fatti “camminare” dondolandoli lateralmente.

Ora, a più di un decennio da quell’esperimento, gli archeologi Carl Lipo e Terry Hunt tornano alla carica con nuove prove pubblicate sul Journal of Archaeological Science: analizzando 62 statue abbandonate lungo le antiche vie di trasporto dell’isola, i ricercatori hanno identificato caratteristiche ingegneristiche cruciali, ovvero le basi a forma di D che garantiscono stabilità e un baricentro calcolato per favorire l’oscillazione laterale. Le strade costruite dai Rapa Nui – strette e leggermente convesse – si rivelano così perfette per guidare megaliti in posizione eretta, mentre i segni di frattura sui fianchi delle statue confermano il movimento di dondolio. Insomma, è fisica. E si sa, con la fisica nessuno ha scherzato dall’alba del mondo. Ma c’è dell’altro: gli attuali abitanti dell’isola conservano un canto ritmato che racconta di antenati in grado di far camminare le statue, una melodia dal tempo regolare ideale per coordinare movimenti ripetitivi, una sorta di mantra. E anche in questo caso sappiamo quanto la “fantascienza” di ieri corrisponda al vero della “scienza moderna” che conferma le antiche verità tramandate per generazioni. E per millenni.

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