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Il rifiuto, il reintegro, il premio: Khaled Sabsabi riceve un finanziamento di 100mila dollari

Khaled Sabsabi. PHOTO ANNA KUCERA
Khaled Sabsabi. PHOTO ANNA KUCERA
Siamo di fronte a una delle storie più curiose, per non dire assurde, degli ultimi mesi. Il teatro, ancora, è la Biennale di Venezia, e più nello specifico il Padiglione Australia, e l’associazione proprio Creative Australia, la stessa che dopo aver inizialmente escluso e poi reintegrato Khaled Sabsabi come rappresentante del Paese alla prossima Biennale di Venezia, ora assegna all’artista una borsa di studio di 100mila dollari australiani, come riporta The Guardian

Sabsabi è uno dei 16 artisti beneficiari di finanziamenti nell’ambito del Visual Arts, Craft and Design Framework di Creative Australia. La borsa di studio sosterrà una sua mostra personale al Samstag Museum of Art di Adelaide, prevista per il 2027. Secondo il Guardian, quella stessa esposizione includerà anche un nuovo lavoro che debutterà presso il Padiglione Australia alla Biennale del prossimo anno.

L’artista libanese-australiano era stato al centro di una controversia quando, lo scorso febbraio, era stato escluso dalla rappresentanza australiana alla Biennale. La decisione era stata presa dopo che alcuni avevano sollevato preoccupazioni riguardo a sue opere passate, inclusa una che ritrae Hassan Nasrallah, ex leader di Hezbollah. Un articolo sul quotidiano The Australian aveva inoltre affermato che Sabsabi “sostiene il boicottaggio di Israele”. Creative Australia, l’organismo che gestisce il padiglione nazionale alla Biennale, aveva dichiarato all’epoca che quell’opera e altre di Sabsabi presentavano “un rischio inaccettabile per il sostegno pubblico verso la comunità artistica australiana” e, dal canto loro, Sabsabi e il curatore, Michael Dagostino, avevano affermato di essere vittime di censura.

La decisione aveva scatenato numerose proteste in Australia, con molti che avevano denunciato la mossa e chiesto una rivalutazione delle pratiche di Creative Australia. L’acceso dibattito ha portato alle dimissioni di alcuni alti dirigenti dell’organizzazione. Nel frattempo, a marzo, la Monash University aveva annunciato di aver “rinviato a tempo indeterminato” una mostra pianificata di Sabsabi, per poi fare marcia indietro e confermarla meno di due mesi dopo. Infine, lo scorso luglio, circa cinque mesi dopo l’esclusione dal padiglione, Creative Australia ha annunciato il reintegro di Sabsabi e di Dagostino. I due hanno commentato che il reintegro ha offerto “un senso di risoluzione” dopo “un periodo di notevole difficoltà personale e collettiva”. Sarà che anche il vento dell’arte, con i trattati di pace, sta iniziando a cambiare?

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