
Non si arresta l’emorragia delle grandi dipartite “globali”: solo ieri vi raccontavamo del ridimensionamento di Perrotin a Hong Kong, ma insieme all’Asia c’è un’altra area fortemente colpita dalla crisi: la California. La Galleria Sean Kelly, di lunga data di casa a New York e a Los Angeles, dal 2022 è l’ultima ad annunciare la chiusura della propria galleria della West Coast.
La galleria, che rappresenta artisti del calibro di Marina Abramović e Kehinde Wiley, è così l’ultima di una lunga serie a ridimensionare le proprie operazioni, adeguandosi a un mercato in contrazione, di cui la scena di Los Angeles, un tempo così promettente, pare essere stata intensamente colpita.
“Guardando al futuro, la nostra attenzione si concentrerà sulla sede principale di New York e sulla partecipazione alle principali fiere d’arte internazionali e a progetti speciali”, ha dichiarato un portavoce della galleria alla rivista Artnet.
Sean Kelly ha aperto a New York nel 1991, ha aggiunto uno spazio progetti a Taipei nel 2019 (chiuso dopo breve tempo) e aveva annunciato l’espansione a Los Angeles nel 2021. In quel periodo, la città californiana era un faro di speranza per il mercato dell’arte, capace di attirare un’ondata di importanti gallerie internazionali, come Hauser & Wirth (dal 2016). La prima edizione di Frieze Los Angeles era arrivata nel 2019. Kelly stesso, nel 2021, aveva definito L.A. “un centro culturale in piena espansione“, citando i suoi numerosi artisti e la promessa di nuovi collezionisti a San Francisco.
Ad oggi, il quadro è molto diverso: L.A. Louver ha annunciato la fine della programmazione pubblica dopo cinque decenni, Altman-Siegel chiude dopo 16 anni e la stessa Hauser & Wirth cercherà fortuna nella vicina Palo Alto dalla prossima primavera. Chi vivrà vedrà













