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“Monitor Yin Yang”: un disegno monumentale per l’Argentina

Matiás Duville
Matiás Duville
Tra le polemiche della comunità artistica argentina, sarà Matías Duville a rappresentare il Paese Latino alla Biennale di Venezia 2026, con l’Opera “Monitor Yin Yang”: un disegno monumentale di sale e carbone che si trasformerà con l’intervento del pubblico

La selezione di Matías Duville per rappresentare l’Argentina è arrivata dopo un record di 69 proposte, tra molte polemiche nello stato che visto una nuova vittoria di Xavier Milei, e della sua “ricostruzione del Paese”. Che, tra le varie novità, inaugura un nuovo modello di “finanziamento”, ovvero: l’artista selezionato deve farsi carico in autonomia della ricerca dei fondi necessari a realizzare l’opera. Una condizione che ovviamente ha scatenato le proteste della comunità artistica argentina, ma Duville a quanto pare avrebbe già trovato il necessario, il che avrebbe garantito un certo “appeal” nell’elenco dei candidati.

La scelta di demandare la copertura finanziaria all’artista ha diviso il mondo dell’arte locale. In un’intervista a Clarín, l’artista Daniel Santoro ha spiegato le ragioni della protesta: “Come gruppo ci presentiamo al concorso in ogni edizione, con progetti elaborati che richiedono molto tempo per la realizzazione. Quando abbiamo scoperto che avevano modificato le regole, abbiamo deciso di scendere in campo per denunciare la situazione, comprendendo che questa decisione esclude la stragrande maggioranza degli artisti e trasforma una possibilità aperta e democratica in qualcosa che dipenderà esclusivamente da chi dispone di denaro. Dopo aver diffuso un video di denuncia, molti ci hanno contattato esprimendo la loro rabbia. Anche se non siamo i soli a aver espresso dissenso, il nostro malessere ha smosso qualcosa”.

Matís Duville: “Monitor Yin Yang”

“Monitor Yin Yang” è un disegno ambientale e monumentale che sarà realizzato con sale e carbone, materiali effimeri per eccellenza, e che andrà a ricoprire l’intera superficie calpestabile del Padiglione Argentina situato agli Arsenali. Il concept dell’opera ruota attorno all’idea di trasformazione: l’installazione, infatti, non sarà statica, ma muterà aspetto con il passare del tempo e, soprattutto, con il passaggio dei visitatori. Il pubblico, camminandoci sopra, contribuirà attivamente a modificarne la configurazione, diventando così co-autore del suo divenire e completandone il significato profondo.

Il progetto di Matías Duville, Monitor Yin Yang”, ha convinto all’unanimità la giuria – composta, tra gli altri, da Amalia Amoedo (Presidente della Fundación Ama Amoedo), Sergio Baur (Presidente dell’Accademia Nazionale di Belle Arti), Andrés Duprat (Direttore del Museo Nazionale di Belle Arti), Tulio Andreussi Guzmán (Presidente del Fondo Nazionale delle Arti), Rodrigo Moura (Direttore Artistico del MALBA), Adriana Rosenberg (Presidente della Fundación PROA) ed Eugenia Usellini (Presidente della Fundación del Museo Castagnino) – per il suo coraggio e la sua originalità.

La giuria, nelle motivazioni del verdetto, ha evidenziato il “carattere inedito” della proposta e il suo “deciso impulso di sperimentazione, che sposta il disegno dal suo supporto tradizionale verso un’esperienza spaziale e processuale”. Il progetto, si legge ancora nell’atto, “combina lo sperimentale e il contemplativo, articolando una riflessione sul territorio, la materia e l’impronta umana, in sintonia con la proposta curatoriale di Koyo Kouoh”. La “originalità, la forza poetica e la coerenza concettuale” di “Monitor Yin Yang” sono state le caratteristiche che hanno giustificato, agli occhi dei giurati, la scelta di Duville per rappresentare il paese.

Matías Duville e Josefina Barcia: L’Argentina a Venezia 2026

Matías Duville, 51 anni, è un artista la cui ricerca si esprime principalmente attraverso il disegno, sebbene la sua pratica abbracci anche l’uso di oggetti, video e installazioni. Le sue opere evocano spesso paesaggi mentali e scene desolate, atmosfere sospese in un tempo indefinito, simili a quelle che precedono un cataclisma. I suoi lavori funzionano come visioni oniriche di un esploratore randagio, dove la tensione tra opposti, l’idea di trasformazione e la percezione del tempo sono fili conduttori costanti. Al suo fianco, la curatrice Josefina Barcia, il cui percorso di ricerca esplora le intersezioni storiche tra la musica e l’arte contemporanea, con l’obiettivo di problematizzare discorsi egemonici come il colonialismo e il nazionalismo. Il suo approccio si distingue per l’attenzione ai punti di incontro tra diversi generi musicali e la sperimentazione video, un profilo che promette di arricchire la lettura dell’opera di Duville.

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