
Nell’epoca dei drastici tagli alla cultura del Governo di Donald Trump, sembra che – con incredibile ritardo, gli USA abbiano affidato allo sculture Alma Allen la rappresentazione del Paese alla Biennale di Venezia 2026
Se le fonti di ARTnews saranno confermate, sarà lo scultore statunitense Alma Allen – nato nello Utah e attualmente residente in Messico – a rappresentare gli Stati Uniti alla 60esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, in programma a maggio 2026. A curare il Padiglione americano sarà Jeffrey Uslip, già curatore del Padiglione Malta nell’edizione 2022. L’annuncio ufficiale, tuttavia, dovrà attendere la fine dello shutdown governativo che attualmente paralizza le istituzioni federali.
La scelta di Allen – artista noto per le sue sculture monumentali in pietra, legno e bronzo realizzate combinando tecniche tradizionali con tecnologie robotiche autoprogettate – rappresenta una sorpresa rispetto alle attese. I precedenti rappresentanti americani includevano infatti nomi di maggior richiamo come Jeffrey Gibson (2024), Simone Leigh (2022) e Mark Bradford (2017).
La selezione – ancora da confermare – arriva dopo l’abbandono della proposta di Robert Lazzarini, inizialmente selezionata dal Dipartimento di Stato ma successivamente ritirata per questioni burocratiche e dopo le presunte ipotesi che avrebbero dato per “vincitore” Andres Serrano. Il processo di selezione per il 2026 ha incluso nuove direttive che richiedono esplicitamente opere “che riflettano e promuovano i valori americani” e “favoriscano relazioni pacifiche con altre nazioni“.
Nato nel 1970, Allen vive e lavora a Tepoztlán, in Messico, dal 2017. La sua carriera, sebbene trentennale, vanta solo due mostre istituzionali: al Museo Anahuacalli di Città del Messico (2023) e al Palm Springs Art Museum (2018). Dieci sue sculture sono state recentemente esposte lungo Park Avenue a New York.
C’è però un altro però: la produzione del Padiglione USA che di solito abbraccia budget multimilionari – l’edizione 2022 di Simone Leigh costò qualcosa come 7 milioni di dollari – quest’anno dovrà far fronte a un contributo governativo di soli 375mila dollari: il crowdfunding sarà quello che potrà fare la differenza in uno dei Padiglioni che potrebbe, questo sì, uno dei più chiacchierati della prossima edizione, più per questioni politiche che non artistiche.













