
Saudita di origini palestinesi, Awartani realizzerà per la Biennale di Venezia un’opera site-specific del tutto inedita
La scelta di Dana Awartani per rappresentare l’Arabia Saudita alla Biennale di Venezia 2026 segna un momento significativo per la scena artistica del Regno. E per la riflessione contemporanea sul patrimonio culturale. Artista saudita di origine palestinese, formata tra Jeddah, Londra e Istanbul, Awartani intreccia nelle sue opere geometrie islamiche, tecniche artigianali tradizionali e una sensibilità profondamente radicata nella memoria dei luoghi. La sua pratica, che spazia da pittura e scultura a performance e installazioni, affronta temi come la fragilità dei siti storici e la distruzione culturale.
Progetti recenti, come la ricostruzione dell’hammam di Gaza o le mappe in seta lacerate e ricucite, testimoniano un impegno costante verso la trasformazione poetica del trauma. La sua nomina alla 61ª Biennale appare pienamente coerente con la profondità del suo linguaggio. Sotto la direzione curatoriale di Antonia Carver e Hafsa Alkhudairi, il padiglione saudita punta così su un’artista capace di coniugare eredità e contemporaneità, offrendo uno sguardo che unisce rigore formale e urgenza politica.
Awartani realizzerà per Venezia un’opera site-specific ancora inedita, che promette di proseguire la sua indagine sulla memoria, sull’atto di riparare e sul ruolo dell’arte come spazio di resistenza e consapevolezza.














