
Con una sterminata carriera, lunga settant’anni, ripercorriamo alcuni passaggi della mitica Ornella Vanoni, ironica e iconica figura divisa tra musica, teatro ma anche cinema, entrata a vario titolo anche nei “meme” d’Italia
“Ornella non può averci lasciato, lei voleva vivere”: è il messaggio che Loredana Bertè lancia dal suo seguitissimo profilo instagram, dedicato alla sua amica, “un’artista senza fine”, Ornella Vanoni. Uno degli infiniti messaggi di cordoglio che stanno arrivando in queste ore, seguendo la notizia della scomparsa della cantante, avvenuta la scorsa notte a Milano.
Sterminata, di fatto, è stata la carriera della Vanoni: oltre sette decadi di carriera, iniziata alla fine degli anni ’50 con le “Canzoni della Mala” immaginate da Giorgio Strehler e da Ornella interpretate al Piccolo Teatro, ma prima ancora – negli stessi intervalli degli spettacoli al teatro, una giovane Vanoni si metteva alle prova con le “Canzoni da cortile” di Gino Negri, all’epoca insegnante alla scuola del Piccolo.
Senza fine arriva nel 1961, scritta da Gino Paoli, con il quale Ornella Vanoni manterrà un sodalizio che durerà tutta la vita e i le cui vicissitudini hanno offerto negli anni alcuni dei momenti più curiosi e talvolta esilaranti dello spettacolo italiano. Perché Ornella Vanoni, che la si odi o la si ami, era quasi una caricatura: ironica e tagliente, negli anni dei meme era entrata più e più volte nella pagine del “trash italiano” – che tanto trash non era, con episodi durante spettacoli dal vivo nei quali “non si vede un cazzo” (in riferimento al “gobbo” che passava i testi delle canzoni), in cui bacchettava conduttrici che non la capivano (perché bisogna avere empatia per empatizzare con gli artisti), fino al celebre “scelofanalo” (ovvero togliere il cellophane dalla copertina di un disco) nel 2021, che aveva creato un divertente stacchetto di incomprensione nel salotto televisivo di Domenica In, condotto da Mara Venier.
Ma visto che è impossibile ricordare ogni singola traccia lasciata dalla mitica Ornella nel panorama musicale e culturale italiano, e un necrologio non sarebbe necessario, ci limitiamo in queste righe a ricordare alcune delle sue più originali, a nostro avviso, collaborazioni.
Nel 1976, prima e unica in Italia, collabora con i brasiliani Vicinius de Moraes e Toquinho, cantando una serie di canzoni in stile “Bossa Nova” nel disco “La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria”, vero e proprio capolavoro che era stato anticipato dall’indimenticabile L’appuntamento, 1970, lanciata ancora in Brasile, nel 1969, da Erasmo Carlos e Roberto Carlos con il titolo Sentado à beira do caminho, e tradotta da Bruno Lauzi.
Tra le altre partecipazioni, Ornella Vanoni era stata anche attrice in diversi film tra cui il curioso I viaggiatori della sera, 1979, per la regia di Ugo Tognazzi, che era anche co-protagonista. Con una trama distopica e estremamente attuale, il lungometraggio racconta di un futuro imprecisato dove, per fronteggiare il problema del sovrappopolamento, una legge stabilisce che ogni cittadino, al raggiungimento del quarantanovesimo anno di età debba, sotto la sorveglianza del cosiddetto Esercito della Salute Pubblica (ESP), trasferirsi in un villaggio-resort, per trascorrervi quella che è definita una vacanza. L’ultima vacanza. Orso (Tognazzi) e Nichi (Vanoni), coniugi e coetanei, pur controvoglia, devono raggiungere il villaggio a cui sono stati assegnati, accompagnati nell’ultimo viaggio dai propri figli che, perfettamente aderenti al nuovo sistema politico, ritengono assolutamente giusta la nuova legge (dell’annientamento).
Icona degli omosessuali, aveva dichiarato all’inizio degli anni 2000 – in un’epoca dove aveva da venire il “politically correct”: «Io icona gay? Prima c’è Mina, poi c’è Patty Pravo, forse la Carrà e poi ci sono io. Ai gay piacciono i personaggi un po’ sopra le righe. Io non mi sento così, però se mi amano mi fa piacere. Quando gli omosessuali erano pochi, nel senso di dichiarati, c’era una gran vitalità. Adesso sono tanti, non c’è più l’elemento distintivo. Ma, del resto, la vita oggi è difficile per tutti. Mica possono essere tutti Priscilla».
Ciao Ornella, oltre alla tua voce, mancherà la tua schiettezza!













