
A Palazzo Barberini, il dialogo tra un artista visionario e una dinastia di mecenati si fa racconto vivo, restituendo al pubblico la scintilla che diede forma a un’epoca
Dopo il grande successo di Caravaggio 2025, le Gallerie Nazionali di Arte Antica annunciano una nuova, attesa stagione espositiva: dal 12 febbraio al 14 giugno 2026, le sale di Palazzo Barberini ospiteranno Bernini e i Barberini, a cura di Andrea Bacchi e Maurizia Cicconi. La mostra, realizzata con il sostegno di Intesa Sanpaolo e il patrocinio della Fabbrica di San Pietro, promette di offrire un’occasione unica per ripensare la nascita del Barocco attraverso lo sguardo privilegiato del rapporto tra Gian Lorenzo Bernini e Maffeo Barberini, il cardinale poi divenuto papa Urbano VIII.
L’esposizione si inserisce nel quadro del quattrocentesimo anniversario della consacrazione della nuova Basilica di San Pietro (1626), momento culminante della stagione barocca romana e della carriera di Bernini. Fulcro della mostra è l’indagine del ruolo determinante di Maffeo Barberini come scopritore e mecenate dell’artista, riconoscimento sottolineato da studiosi come Cesare D’Onofrio, Francis Haskell e Irving Lavin.
Il percorso espositivo, articolato in sei sezioni, segue Bernini dagli esordi alla maturità, documentando il passaggio dal tardo manierismo paterno a un linguaggio personale e travolgente. Tra le opere principali: il San Sebastiano del Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid e il Putto con drago del Getty Museum, simboli della nascita della scultura barocca. Particolare rilievo avranno anche le opere di Pietro Bernini, come Le Quattro Stagioni, che permettono di osservare il confronto tra padre e figlio.

La mostra riporta a Palazzo Barberini per la prima volta la galleria dei ritratti degli antenati Barberini, scolpiti da Bernini, Giuliano Finelli e Francesco Mochi, oggi dispersi tra collezioni pubbliche e private. Un’attenzione speciale è dedicata a Urbano VIII, con busti in marmo e bronzo affiancati a uno dei rari dipinti attribuiti con certezza a Gian Lorenzo.
Un’intera sezione è dedicata a Bernini pittore, incoraggiato da Maffeo Barberini a cimentarsi nella pittura. Tra i prestiti eccezionali anche un confronto unico tra il dipinto pubblico di Bernini e il pendant di Andrea Sacchi, provenienti dalla National Gallery di Londra. Disegni, incisioni e modelli completano il quadro dell’artista nei cantieri di San Pietro, dal Baldacchino al monumento funebre di Urbano VIII.
L’ultima sezione esplora il gusto barberiniano attraverso le Apes Urbanae, filtrato dalla sensibilità di Bernini e dal dialogo con artisti come Guido Reni, Alessandro Algardi e François Duquesnoy. Tra i pezzi raramente esposti spiccano busti di Thomas Baker (Victoria and Albert Museum) e Costanza Bonarelli (Museo Nazionale del Bargello).
Il catalogo edito da Allemandi offrirà saggi dei curatori e di esperti internazionali, con schede analitiche di tutte le opere esposte. La mostra è realizzata con il supporto tecnico di Coopculture e grazie ai prestiti di prestigiosi musei come Albertina di Vienna, Getty Museum di Los Angeles, Musée du Louvre, Musei Vaticani, National Gallery di Londra e Washington, The Morgan Library di New York e molti altri.
Con Bernini e i Barberini, Palazzo Barberini conferma il suo ruolo di centro nevralgico per la ricerca e la divulgazione del Barocco, offrendo al pubblico un viaggio nella complessità e nella grandiosità della Roma del Seicento, attraverso lo sguardo dell’artista che più di ogni altro ha segnato quell’epoca.











