
storico Banco BPM), Barbara Foglia (MUMAC Director Museo della Macchina per Caffè di Cimbali Group)
“Soft Power Culturale. La cultura che muove l’impresa”: nella cornice della XXIV Settimana della Cultura d’Impresa di Confindustria, a Milano, un momento di confronto promosso da Assolombarda e Havas Arte e Cultura che ha messo in luce la trasformazione del ruolo delle aziende nel panorama culturale nazionale
Un incontro che ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali, accademici e imprenditoriali, ha delineato una nuova visione dell’impresa come attore culturale a pieno titolo, capace di generare valore non solo economico ma anche sociale attraverso un investimento strutturato e continuativo in arte e cultura.
Il concetto di Cultural Soft Power è emerso come elemento centrale nella discussione, rappresentando quella “forza gentile” in grado di generare relazioni positive, attrattività, inclusione e sostenibilità, rafforzando al contempo la competitività del sistema-Paese. Un approccio che supera la logica della mera sponsorizzazione per abbracciare una visione più ampia e strategica.
“Per le imprese, investire in cultura significa oggi rafforzare identità, reputazione e il legame con i territori“, ha affermato Alvise Biffi, Presidente di Assolombarda. “L’arte e la creatività stanno diventando leve strategiche in grado di generare fiducia, attrattività, innovazione e sviluppo sostenibile, contribuendo in modo concreto alla crescita economica e sociale del Paese“.
I dati presentati dalla professoressa Paola Dubini dell’Università Bocconi hanno fotografato un impegno crescente del privato nel sostegno alla cultura: le fondazioni di origine bancaria destinano circa un quarto delle proprie erogazioni al settore culturale, con un impegno che nel 2023 ha raggiunto 246,9 milioni di euro. Significativo anche il numero di imprese – 150 solo tra gli iscritti a Museimpresa – che hanno costituito musei e archivi d’impresa, mentre dieci anni di Art Bonus hanno generato 1 miliardo di euro di investimenti.
Luigi Abete, Presidente di Confindustria Cultura Italia, ha sottolineato con forza la necessità di “riconoscere la cultura come settore produttivo strategico, e non soltanto come bene da tutelare“, richiamando l’urgenza di “formare nuove competenze e rafforzare il dialogo tra pubblico e privato, per favorire occupazione giovanile, innovazione e competitività nel comparto delle industrie culturali e creative“.
La tavola rotonda “La cultura che muove l’impresa: dalla sponsorizzazione all’investimento” ha offerto una panoramica concreta di come questo cambiamento stia prendendo forma attraverso le esperienze di aziende come Irinox, MUMAC – Cimbali Group, RTA e Banco BPM. È emerso chiaramente come il rapporto tra impresa e cultura stia evolvendo verso una logica di investimento consapevole, dove l’arte diventa parte integrante dell’identità aziendale e della sua strategia di sostenibilità.
Francesco Morace, sociologo e Founder di Future Concept Lab, ha presentato le dieci dimensioni del valore che legano cultura, impresa e fiducia, evidenziando come “arte e cultura siano ormai gli unici strumenti in grado di fare ciò che al business non riesce più: interessare, ingaggiare, rafforzare la catena della fiducia con il pubblico/consumatore“.
L’evento si è concluso con la consapevolezza condivisa che la cultura rappresenti ormai un fattore di sviluppo strategico, capace di generare occupazione – in particolare giovanile – e innovazione, e di favorire nuove alleanze tra pubblico e privato. In questa prospettiva, la “questione culturale” si configura sempre più come leva fondamentale per proiettare l’Italia e i suoi territori in una dimensione internazionale, fondata sulla forza della creatività, del patrimonio e delle competenze culturali.














