
Milano messa in opera è il titolo del catalogo arricchito da 40 illustrazioni e numerosi testi di autori diversi, architetti, intellettuali, studiosi, artisti, critici, storici dell’arte, giornalisti, poeti, curatori, filosofi, compositori e tanti altri estimatori dell’iconografia vitalistica post-urbana di Marina Previtali, appassionata pittrice di paesaggi milanesi, che da oltre quarant’anni indaga il processo di gentrificazione della città icona della modernità, dove è nato il Futurismo, il vedutismo sui gasometri delle periferie di Mario Sironi e il Cittàstrattismo.
Il progetto editoriale a cura di Lorenzo Valentino presenta uno studio mirato sulla trasformazione di Milano dal centro alla periferia tra innovazione e tradizione, in cui il cittadino diventa straniero nella città dei cantieri e l’architettura onnipresente nei quartieri autoreferenziali, dove l’inclusione ha ceduto spazio all’esclusione sociale. Scrive nella presentazione Valentino: «Quest’opera collettiva ha seguito un processo di contaminazione narrativa che, nel suo movimento ellittico, ha contribuito a infrangere i confini dell’esistenza individuale per aprire la radura del senso alla trascendenza del volto cittadino in un rapporto di prossimità con l’altro nella pratica di parola e ha ispirato il sentimento etico raccogliendo in unità tutte le differenti esperienze testimoniali in quanto matria di verità socialmente determinata».
Marina Previtali restituisce nelle sue opere pittoriche una Milano poliedrica, sfaccettata e trasfigurata in paesaggi urbani soggetti a letture sociologiche diverse, senza cedere all’iconoclastia, dai luoghi trasfigurati ma riconoscibili e non completamente realistici. L’artista in bilico tra astrazione e figurazione coglie nella veduta dall’alto verso il basso e viceversa, con pennellate frenetiche, veloci e dai colori accesi il fermento della Città Che Sale attraversata dal perenne flusso dell’energia elettrica, creativa, architettonica, imprenditoriale e culturale, come specchio di un processo in atto di disumanizzazione nel capoluogo lombardo soprattutto dal 2015, dopo l’Expo, e anche nelle metropoli del mondo, mostrando qua e là tra fenditure, accumulazioni e sottrazioni formali, una strada, un quartiere, un cantiere in progress, un edificio orizzontale e verticale, luoghi dell’anima dove tutto è forma, colore, una evocazione e forse invocazione dell’assenza-presenza di un cittadino senza volto nella solitudine globale. E in questa Milano sincopata, frammentata e immaginata Previtali, pennellata dopo pennellata apre uno spazio di riflessione sull’arte contemporanea e l’estetica della città.
Seguono l’incalzante ritmo analitico e poetico insieme sulle possibili scomposizioni di una città prismatica, senza cedere al nozionismo i testi accattivanti su Milano raccolti in questo catalogo, composto da impressioni di viaggio dentro e oltre la città moderna da interpretare come osservatorio intorno alla qualità della condizione umana che si identifica anche in agglomerati urbani, in cui il soggetto è la densità abitativa, che riflette la vita in città in cui tutti siamo vittime e carnefici dell’intrinseca necessità del suo cambiamento. Così il lettore più attento nell’estasi della modernità tra scenari urbani esteriori e interiori, spiazzanti, dipinti da Previtali dalla straordinaria varietà paesaggistica, trova una corrispondenza ideale e complicità tra testi e le immagini pubblicate.
Il fil rouge del progetto editoriale è l’intreccio tra immagini di Previtali e le riflessioni, suggestioni, testimonianze critiche e poetiche diversissime tra loro, che invitano il lettore a modificare il modo di guardare e percepire Milano messa in scena come attitudine del pensiero al di fuori della sua rappresentazione nelle arti visive. La città nella coesistenza ibrida tra centro e periferia diventa soggetto – oggetto, corpo del reato della “sur-visione” della modernità dal Novecento a oggi inevitabilmente aperta a libere percezioni e interpretazioni, che tra dipinti, parole e riflessioni si carica di nuovi contenuti e significati come dispositivi attivi sull’esperienza urbana da osservare nei dettagli non soltanto formali e cromatici, ma anche nel lessico urbanistico degli autori grazie ai loro scritti originali, mirati ad ampliare il concetto di urbanità di un’architettura effimera. E se Previtali si presenta come flâneur dello sguardo andando oltre il paesaggio urbano, anche gli autori che hanno scritto su Milano messa in opera a loro modo restituiscono a questa complessa città squarci, visioni vere e presunte, in cui solitudine e desiderio di comunità s’intrecciano in scenari post-umani ancora tutti da immaginare.













