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300mila firme contro le vetrate “fluide” di Notre-Dame, firmate da Claire Tabouret

La Vierge a le bras long Photo: Didier Rykner, da La Tribun de l'Arte
La Vierge a le bras long. Photo: Didier Rykner, da La Tribun de l’Arte
Lanciata due anni fa, la petizione contro il progetto per le nuove vetrate contemporanee di Notre-Dame firmate dall’artista francese Claire Tabouret, oggi torna prepotente sui media per il raggiungimento record di oltre 300mila firme. La Francia e il mondo scientifico rifiuta le sei opere che in primavera sostituiranno alcune delle vetrate del XIX secolo di Eugène Viollet-le-Duc

Il principale responsabile di questa operazione, Emmanuel Macron, se ne infischia dell’opposizione generale, così come se ne infischia delle minacce sull’arazzo di Bayeux o della follia del suo progetto per il Louvre. Il Presidente della Repubblica è, da molto tempo, in un mondo parallelo, dove il patrimonio non è che uno strumento nelle sue mani, il più delle volte in un senso nefasto per la sua conservazione“. Tuona così La Tribune de l’Art, prestigioso media francese che aveva lanciato nel 2023, a quattro anni dall’incendio che quasi distrusse Notre-Dame nel 2019, una petizione contro la sostituzione delle vetrate di Eugène Viollet-le-Duc, non danneggiate dall’incendio.

Macron, dal canto suo, aveva auspicato un “gesto architettonico contemporaneo” per la cattedrale riaperta nel dicembre dello scorso anno sostenendo – insieme alla diocesi di Parigi, il progetto dell’artista Claire Tabouret, ispirato al tema della Pentecoste e raffigurante soggetti multiculturali, fluidi e inclusivi, con un focus centrale sulle migrazioni contemporanee.

Ciò che contestiamo è esattamente la sostituzione di vetrate non toccate dall’incendio, e che sono state persino pulite. Non siamo, per principio, contro le vetrate contemporanee negli edifici antichi, se non ne esistessero già. Ma non è questo il caso. E anche se le nuove vetrate fossero state belle, ci saremmo opposti alla loro installazione“, continua la petizione.

Anche associazioni per la tutela del patrimonio come Sites & Monuments, oltre a gran parte dell’opinione pubblica francese, denunciano una sorta di blasfemia contro 850 anni di storia gotica e i critici sostengono che la legge speciale del 2019 per il restauro autorizzi solo interventi di “conservazione” o “restauro”, e non sostituzioni con opere nuove. E il costo dell’operazione, circa 4 milioni di euro finanziati dai contribuenti, aggiunge benzina sul fuoco: per molti, questa scelta rappresenta l’ultimo capriccio di Macron che imporrebbe una visione politica e artistica contemporanea sacrificando l’armonia e l’autenticità di un sito Patrimonio dell’Umanità per promuovere i temi della propria agenda politica.

E dunque, l’affondo: “È un eufemismo dire che l’opera di Claire Tabouret sia di una mediocrità notevole, che addirittura sorprende. […] Le scene sono di una bruttezza sconcertante, dai colori sgargianti, realizzate con un’esecuzione incredibilmente debole e una grande povertà d’ispirazione. Soprattutto, l’artista dimostra di non capire nulla di cosa sia una vetrata e di come venga concepita. I remplages, quella rete di pietra che la sostiene, sono da sempre stati integrati, lasciando immaginare allo spettatore che si trovino sopra il disegno. Ebbene, Claire Tabouret sembra aver fatto i suoi cartoni, per poi averli ritagliati per installarli su ciascun lato dei remplages. Il risultato è desolante: le figure appaiono tagliate, la continuità dei personaggi non esiste. Le teste sono spaccate in due, le braccia sono troppo grandi, nulla regge. Ovviamente non si tratta di una scelta artistica (che peraltro sarebbe discutibile) ma del risultato di una completa ignoranza dell’esercizio a cui si confronta, che evidentemente la supera“.

Uno dei cartoni di Claire Tabouret in sostituzione alle vetrate di Viollet-le-Duc. Photo: Didier Rykner, da La Tribun de l’Art

Chi è Claire Tabouret

Claire Tabouret (1981) si è formata all’École des Beaux-Arts di Parigi e attualmente vive a Los Angeles. Rappresentata da Perrotin e Almine Rech, la sua produzione pittorica indaga “lo scorrere del tempo e la vulnerabilità delle relazioni umane”. I suoi tableaux che raffigurano corpi in confronto, ritratti, dipinti di gruppi di persone che spaziano da giovani esordienti a migranti in mare e paesaggi, immersi in campi di colore, richiamando alternativamente la possibilità dell’anywhere (di un luogo qualsiasi) e la specificità di un ambiente. Attualmente è in scena al Grand Palais con “D’un seul souffle” ovvero il  behind-the-scenes del monumentale progetto per Notre-Dame de Paris.

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