
Un incarico, una mostra, una collaborazione. Oppure l’essersi trovati al posto giusto nel momento giusto, un incontro, un invito, una conversazione. Con il format “La svolta” chiediamo ai protagonisti del sistema dell’arte di raccontarci quando e come è partito tutto. In questo terzo appuntamento, ci risponde Adelaide Corbetta, fondatrice dello studio di comunicazione e progettazione culturale adicorbetta
Perseveranza, studio, coraggio, creatività e probabilmente anche un po’ di follia. Il mondo dell’arte, e soprattutto il suo sistema, è fatto di meccanismi spesso intricati. Una montagna russa affascinante dagli equilibri sempre in costante mutamento. Eppure, guardando alle carriere di chi del mondo dell’arte è protagonista, non pensiamo che artisti, curatori, direttori di fiere e di musei, esperti in comunicazione, critici e giornalisti, abbiano iniziato anche loro a muovere i primi passi, a maturare esperienze su esperienze, fino a quando è arrivato quel momento in cui hanno pensato: “questa è la mia volta buona”. Ed è quello che abbiamo deciso di farci raccontare, ponendo loro questa domanda: qual è stato il momento che ha segnato la svolta nella tua carriera?
Ci risponde Adelaide Corbetta, fondatrice dello studio di comunicazione e progettazione culturale adicorbetta.
Una domanda bellissima, tra le migliori che si possano porre a chi, come me, pratica una professione che continua ad appassionarmi ed è costellata di incontri. Il fascino della domanda non diminuisce però la difficoltà della risposta.
Faccio fatica, da fortunata cinquantenne, a mettere a fuoco un solo incontro, essendo quelli per me “i momenti”, se non una serie, con persone e istituzioni. Rimanendo nella categoria persone (ma adorando le istituzioni, i musei soprattutto), forse un lacunoso elenco potrebbe includere chi a tutt’oggi considero, per ragioni diverse, miei maestri e maestre: da Gualtiero Marchesi ad Annie Lennox, da Oliviero Toscani ad Antonia Jannone e Alessandro Frigiola.
Maestri che mi hanno posto più domande che dato risposte, ispiratori nella pratica anziché catechizzatori nella teoria.
Nell’elenco mancano però molti altri incontri e mancano soprattutto le persone che compongono oggi, o che hanno composto in passato, il nostro studio adicorbetta. Da tutti ho cercato o cerco di trarre del bene anche osservando ciò che mi piace meno, per evitarlo. Ora cerco di essere in ascolto, quanto più possibile, di chi è anche molto più giovane di me, perché il presente è soprattutto di chi inizia a viverlo.
Non volendo però eludere il quesito iniziale, racconto un “primo incontro”. Nel colloquio con Oliviero Toscani, dopo un’ora di domande serratissime e su qualsiasi cosa, OT mi chiese: “hai un antidolorifico?”, aggiungendo “scusa oggi sono un po’ rallentato ma ho subito un’operazione ai denti poco fa”. L’avevo (suggerisco di avere sempre un antidolorifico nei colloqui di lavoro, non si sa mai possano chiederlo) e mentre lui lo scioglieva in acqua, io ripresi fiato benedicendo quel (che a me non era parso per nulla) rallentamento.
Il lavoro avviato dal giorno dopo e per molti anni, con lui e il suo studio, mi ha permesso di certo di allargare conoscenze, orizzonti, amici, azioni, oltre a insegnarmi come è importante la luce e il cambio di prospettiva come metodo di indagine.











