
Una ventina di inchiostri su carta raccontano il percorso più recente di Chiesi, “uno sguardo interiore, tra la meraviglia, il sublime e il neogotico”
“Le linee si fanno pensiero, le ombre meditazione, gli spazi sospesi diventano varchi verso un silenzio più profondo. La natura ritorna nei luoghi lasciati dall’uomo e riappare come dynamis genitrice del mondo“. Così Andrea Chiesi contestualizza il suo lavoro più recente, visibile fino all’11 gennaio 2026 negli spazi del Palazzo del Parco di Diano Marina. Dharmata è il titolo scelto per la mostra promossa da Civiero Art Gallery, in collaborazione con Guidi & Schoen Arte Contemporanea. Un’esposizione che invita a rallentare lo sguardo e ad abitare l’intervallo tra luce e struttura, tra presenza e vuoto.

Una ventina di inchiostri su carta compongono un percorso essenziale, rigoroso, in cui architetture marginali e luoghi dimenticati si trasformano in soglie interiori. Chiesi osserva ciò che resta: spazi industriali, passaggi, scheletri metallici che non raccontano una fine, ma una sospensione. Il segno è preciso, misurato, quasi ascetico; la luce non descrive, ma incide, rivelando una quiete profonda che attraversa le forme.

In queste opere il colore si ritrae, lascia spazio a gamme ridotte, a un monocromo che diventa esercizio di attenzione. L’inchiostro non costruisce scenari narrativi, ma campi di meditazione: lo spazio si fa pensiero, la linea diventa respiro. La natura, silenziosamente, riemerge dove l’uomo ha lasciato tracce, riaffermando una forza originaria che non ha bisogno di clamore.

“Ho adottato uno sguardo interiore, tra la meraviglia, il sublime e il neogotico”, ha scritto l’artista. ”Influenzato anche dalla posizione del mio studio, situato in un piccolo bosco”. Dharmata non è una mostra sull’abbandono, ma sulla possibilità. Non parla di rovine, bensì di una presenza discreta che resiste nelle pieghe del reale, chiedendo allo spettatore di sostare, ascoltare, vedere davvero.











