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Addio ad Arnulf Rainer, protagonista radicale dell’arte del secondo Novecento

Arnulf Rainer Arnulf Rainer
Arnulf Rainer
Arnulf Rainer
Rainer ebbe un ruolo decisivo nel clima culturale dell’Azionismo Viennese, pur restando sempre una figura autonoma e difficilmente etichettabile

Si è spento il 18 dicembre, all’età di 96 anni, Arnulf Rainer, uno dei più influenti artisti europei del secondo dopoguerra. Nato nel 1929 a Baden, in Austria, è morto circondato dalla famiglia, lasciando un’eredità artistica che ha profondamente ridefinito il linguaggio della pittura contemporanea.

Figura centrale dell’avanguardia internazionale, Rainer è noto soprattutto per le sue “Übermalungen” (overpaintings), avviate nei primi anni Cinquanta. Opere in cui l’artista interveniva su immagini preesistenti – proprie o altrui – coprendole con strati di colore densi e gestuali. Un processo che mette in tensione creazione e distruzione, memoria e oblio, e che per lui aveva un valore quasi spirituale, più legato all’atto del dipingere che all’opera finita.

Parallelamente, l’artista ha esplorato il corpo e il volto come campi di sperimentazione estrema, dai primi blind drawings fino ai celebri autoritratti fotografici degli anni Sessanta e Settanta, spesso violentemente rielaborati con il colore. In questo contesto, Rainer ebbe un ruolo decisivo nel clima culturale dell’Azionismo Viennese, pur restando sempre una figura autonoma e difficilmente etichettabile.

 

Arnulf Rainer, Das schwarze Blut des Kreuzes, 1984/85
Rainer Museum

La sua carriera internazionale è stata costellata da mostre e riconoscimenti di primo piano: dalla partecipazione a documenta a Kassel alle grandi retrospettive al Centre Pompidou, al Guggenheim di New York e all’Albertina di Vienna. Le sue opere fanno parte delle collezioni permanenti dei maggiori musei del mondo, tra cui il MoMA e il Guggenheim. Nel 2009, nella sua città natale, è stato inaugurato l’Arnulf Rainer Museum, a lui interamente dedicato.

Artista instancabile e radicale, ha attraversato oltre settant’anni di ricerca senza mai smettere di interrogare i limiti dell’immagine e del gesto pittorico. La sua opera resta una testimonianza potente della complessità storica e spirituale dell’Europa del Novecento.

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