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Mediterraneo e cambiamenti climatici al centro di una mostra a Palermo

Francesco Bellina, Hotspot Mediterraneo. Cavallucci marini nel laboratorio dell’Università di Murcia, Spagna, 2023 Francesco Bellina, Hotspot Mediterraneo. Cavallucci marini nel laboratorio dell’Università di Murcia, Spagna, 2023
Francesco Bellina, Hotspot Mediterraneo. Cavallucci marini nel laboratorio dell’Università di Murcia, Spagna, 2023
Francesco Bellina, Hotspot Mediterraneo. Cavallucci marini nel laboratorio dell’Università di Murcia, Spagna, 2023
Il fotografo documentarista Francesco Bellina e il giornalista Stefano Liberti presentano un reportage che racconta i mutamenti dell’ecosistema del Mare Nostrum, frutto di un viaggio che ha toccato diverse tappe nel Mediterraneo

È un viaggio che ha toccato diversi Paesi del Mediterraneo quello che ha visto protagonisti – e soprattutto narratori e testimoni – Francesco Bellina (Trapani, 1989) e Stefano Liberti (Roma, 1974), rispettivamente fotografo documentarista e giornalista impegnati in Hotspot Mediterraneo. Inaugurata lo scorso 13 dicembre a Palermo negli spazi dell’Ecomuseo Mare Memoria Viva, la mostra visitabile fino all’1 febbraio racconta le trasformazioni del Mare Nostrum, in balia dei mutamenti climatici e delle turbolenze geopolitiche che ne derivano (e/o ne conseguono).

Francesco Bellina, Hotspot Mediterraneo. I resti di una tartaruga sulla spiaggia a causa dell'inquinamento chimico in Tunisia. Gabès, Tunisia, 2023
Francesco Bellina, Hotspot Mediterraneo. I resti di una tartaruga sulla spiaggia a causa dell’inquinamento chimico in Tunisia. Gabès, Tunisia, 2023

Sicilia, Spagna, Marocco, Tunisia, Cipro, Grecia: queste sono le tappe del “Grand Tour dei cambiamenti climatici” toccate da Bellina e Liberti, che attraverso scatti e parole hanno restituito l’immagine di un Mediterraneo ben diverso da quello che abbiamo ereditato dal punto di vista culturale e ambientale. Il riscaldamento globale, l’innalzamento del livello del mare, l’inquinamento chimico, la perdita della biodiversità, l’arrivo di specie “aliene” che travolgono l’ecosistema marino mettendo a rischio le specie autoctone. E ancora, le conseguenze che questi fenomeni hanno sugli esseri umani, dalla pesca alle migrazioni. Hotspot Mediterraneo è documento e allo stesso tempo denuncia, è un lavoro duro da mandare giù, e Bellina e Liberti lo sanno bene. Lo presentano al pubblico così com’è, senza edulcoranti. Eppure ha una poesia intrinseca.

Francesco Bellina, Hotspot Mediterraneo. I fratelli Lombardo, pescatori di lunga data di Trapani, aprono le loro reti a strascico. Trapani, Sicilia, 2025
Francesco Bellina, Hotspot Mediterraneo. I fratelli Lombardo, pescatori di lunga data di Trapani, aprono le loro reti a strascico. Trapani, Sicilia, 2025

La poesia del Mediterraneo che perisce e resiste, immortalato dagli scatti di Bellina: a emergere è il suo DNA da documentarista, ma alcune fotografie – soprattutto quelle in cui sono al centro la figura umana (come i pescatori, osservatori e primi testimoni dei mutamenti del mare) e le specie marine (come i cavallucci marini immortalati nel laboratorio dell’acquario di Murcia, in Spagna) svelano l’estetica propria di chi non rappresenta i fatti (solo) “così come sono”, ma li metabolizza internamente, come una sorta di processo empatico. Lo sguardo rimane lucido, e allo stesso tempo è umanistico.

E non potrebbe essere diversamente: la visione di Bellina e Liberti appare molto chiara. “Hotspot Mediterraneo nasce dall’urgente necessità di far luce sui profondi e rapidi cambiamenti che stanno interessando il Mediterraneo, il mare che per millenni è stato crocevia di culture, commerci, tradizioni e vite umane e che oggi è sotto attacco e rischia di cambiare irrimediabilmente. Con questa mostra andiamo alla ricerca di un senso di appartenenza condiviso ormai sbiadito nell’immaginario collettivo”.

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