
Dopo una lunga carriera nella finanza, Mnuchin ha segnato in modo significativo il sistema dell’arte newyorkese dagli anni Novanta in poi
Gallerista e figura chiave del mercato dell’arte moderna e contemporanea, Robert E. Mnuchin è morto all’età di 92 anni nella sua casa in Connecticut. Figura atipica e trasversale, ha attraversato con successo due mondi solo in apparenza distanti: quello della finanza globale e quello dell’arte moderna e contemporanea. Dopo una lunga carriera nella finanza – culminata ai vertici di Goldman Sachs – Mnuchin ha segnato in modo significativo il sistema dell’arte newyorkese dagli anni Novanta in poi. Il figlio Steven è stato Segretario al Tesoro nel primo governo di Donald Trump.
Ritiratosi da Wall Street nel 1990, ha fondato a New York una galleria che, sotto diverse denominazioni fino all’attuale Mnuchin Gallery, si è affermata come uno spazio di riferimento per l’arte del secondo Novecento. Le sue scelte espositive hanno contribuito a rinnovare l’attenzione su artisti fondamentali come Jackson Pollock, Willem de Kooning, Donald Judd, Frank Stella e John Chamberlain. Con un approccio che univa rigore storico e sensibilità di mercato.
Collezionista, dealer e mediatore di alcune delle transazioni più rilevanti degli ultimi decenni, Mnuchin è stato anche protagonista del record del 2019 per un’opera di un artista vivente. Con la vendita di Rabbit di Jeff Koons. La sua figura ha incarnato una continuità rara tra cultura finanziaria e cultura visiva, contribuendo a definire il ruolo del gallerista come attore strategico nel sistema globale dell’arte.









