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Stupore, realtà, enigma. Pietro Bellotti e la pittura del Seicento a Venezia

Pietro Bellotti, Autoritratto come allegoria dello Stupore Pietro Bellotti, Autoritratto come allegoria dello Stupore
Pietro Bellotti, Autoritratto come allegoria dello Stupore
Pietro Bellotti, Autoritratto come allegoria dello Stupore
Alle Gallerie dell’Accademia la mostra di Bellotti presenta fino al 18 gennaio 2026 anche due dipinti recentemente acquisiti dal museo

Vi sono artisti rimasti a lungo ai margini della narrazione storica, nonostante un ruolo di primo piano nei processi di rinnovamento del linguaggio pittorico. Autori ancora poco noti, talvolta avvolti da incertezze biografiche – a partire da data e luogo di nascita – ma capaci di anticipare istanze destinate a divenire centrali nella modernità. In questo contesto si colloca Pietro Bellotti (1625 o, secondo alcuni, 1627 – 1700), personalità intensa e inquieta. Capace di conferire alla pittura di genere e al ritratto una profondità psicologica rara per il Seicento e ancora oggi sorprendentemente attuale.

 

Pietro Bellotti, Ritratto di indovina
Pietro Bellotti, Ritratto di indovina

La sua opera si fonda su una rappresentazione priva di idealizzazioni: volti segnati, fisionomie irregolari, un’umanità marginale restituita con lucidità e rispetto. L’imperfezione diventa così veicolo di verità espressiva, in una pittura che non addolcisce il reale ma ne afferma con forza la dignità. Dal punto di vista formale, le composizioni, talvolta asciutte nell’impianto, sono equilibrate da una stesura cromatica sapientemente miscelata e da un chiaroscuro profondo. Capace di modulare i volumi e di conferire alle figure un rilievo misurato ma incisivo. Ne emerge una pittura della realtà che si impone per coerenza e forza visiva.

Pittura di realtà

Un’importante occasione di approfondimento è offerta dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia con la mostra Stupore, realtà, enigma. Pietro Bellotti e la pittura del Seicento a Venezia, visitabile fino al 18 gennaio 2026. Curata da Francesco Ceretti, Michele Nicolaci e Filippo Piazza, l’esposizione presenta al pubblico l’artista di origine bresciana, trasferitosi a Venezia fin dalla giovane età.

 

Pietro Bellotti, Popolani all’aperto
Pietro Bellotti, Popolani all’aperto

Di particolare rilievo sono i due dipinti recentemente acquisiti dal museo: l’Autoritratto come allegoria dello Stupore, singolare dichiarazione identitaria dell’artista nel contesto veneziano. E Popolani all’aperto, archetipo della pittura di realtà e capolavoro della scena di genere. Quest’ultimo è stato sottoposto a un accurato intervento di restauro tra il 2024 e il 2025, condotto con ritocchi minimi e reversibili. Che restituiscono oggi una lettura visiva di eccezionale nitidezza.

Il percorso è arricchito da prestiti provenienti da importanti istituzioni museali internazionali e italiane. Dal Prado di Madrid al Kunsthistorisches Museum di Vienna, dalla Staatsgalerie di Stoccarda al Dallas Museum of Art. Fino alle Gallerie degli Uffizi e al Castello Sforzesco. Che consentono di delineare con maggiore chiarezza l’evoluzione pittorica di Bellotti. La mostra si avvale inoltre di un comitato scientifico di alto profilo (Linda Borean, Francesco Frangi, Fabrizio Magani, Giulio Manieri Elia e Alessandro Morandotti) ed è accompagnata da un catalogo con saggi di studiosi italiani.

 

Pietro Bellotti, Parca Lachesi
Pietro Bellotti, Parca Lachesi

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