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SE QUESTA E’ CRISI…

Aspettavamo che finissero le mega aste a Londra per averne la certezza. Ma ora che i capolavori impressionisti, moderni, contemporanei e antichi sono passati nel cielo della City lasciando la scia di una cometa scintillante in polvere di sterline possiamo dire che le nostre previsioni erano esatte. Dove sono finiti i condor appollaiati sui vari giornali (non solo, ma anche italiani) che avevano in tasca la certezza che il mercato dell’arte si sarebbe sfracellato sul cucuzzolo granitico della crisi? Perché ora non parlano più? Cos’è questa vigliacca abitudine (che noi di ArsLife abbiamo già sperimentato altre volte) di coloro che lanciano accuse e strali al cielo e poi improvvisamente si scordano di ricordarsi? La mia dolcissima madre, quand’era ancora in vita, teneva sul mobile all’ingresso di casa -sotto al telefono- un grande biglietto con  scritto “ricordarsi di prendere le pastiglie per la memoria”. Non vi dico tutti quanti in famiglia (mia madre stessa) le mega risate che ci si faceva. Perché immancabilmente qualcuno tra me e mio fratello sotto aggiungeva: “inutile: non funzionano!”. Abbiamo insomma fin da giovani appreso e conservato quest’abitudine di ricordarci ciò che è stato. Sia scritto che detto. Credo sia una abitudine buona, anche in senso etico e sociale. Se è vero che gli antichi latini amavano sottolineare il pericolo che “i ladri di ieri saranno i moralisti di domani”. L’onestà intellettuale è un dovere per chi desidera occuparsi della cultura e studiare gli avvenimenti del mondo. Il mercato dell’arte in questi mesi, a differenza della finanzia perversa e fantasiosa o dell’economia reale stremata dal prezzo del greggio, ha mostrato una sua propria capacità di tenuta ed anzi di ulteriore grande sviluppo. Questo non ha, a nostro avviso, soltanto una motivazione e un riflesso di natura economica. Ma contiene anche cause fortemente culturali. Gli investitori e gli speculatori hanno in qualche modo arato un pochino i loro aridi campi, scoprendo che oltre a mettere al riparo i loro risparmi, con l’arte si investe in una visione estetica del mondo. E’ un piccolo passo ma forse verso il sentiero migliore. Nei prossimi giorni e durante l’estate ci occuperemo di capire meglio e analizzare quello che è accaduto sul mercato. In attesa dell’autunno. Una prima breve considerazione riguarda due aspetti. Il primo è che le tensioni selettive nel panorama delle compravendite d’arte stanno aumentando. Il secondo è che a nostro avviso la piazza italiana potrebbe riservare ottime sorprese anche nei semestri futuri. Certo bisogna aguzzare la vista e stare sul chi va là. Se il prezzo del petrolio dovesse veramente superare il muro dei 200 $ e l’inflazione gonfiarsi, allora l’incubo della grande crisi mondiale potrebbe magari non arrivare ma gettare ombre sinistre anche sui centimetri dipinti -dai mille riflessi scintillanti- dei capolavori d’arte.

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