Alina Marazzi, la regista che ha commosso il mondo dell’arte, torna a parlare di donne e presenta al PAC di Milano il suo ultimo corto ispirato alla Grande Guerra: Tutto parla di te.
Continua la serie di monografiche d’autore parte della mostra GLITCH. Il quarto appuntamento è con Tutto parla di Te e Confini, di Alina Marazzi, segnalata all’attenzione della critica e del pubblico internazionale con il suo primo film documentario Un’ora sola ti vorrei, ritratto della madre scomparsa. Il ciclo di proiezioni speciali – tutte di giovedì sera – terminerà con i Masbedo (18/12 ).
Al termine della proiezione è previsto un breve talk con l’artista e con il critico cinematografico, giornalista e scrittore Gianni Canova.
Tutto parla di te: Ogni madre conosce quel sentimento in bilico tra l’amore e il rifiuto per il proprio bambino. Una conflittualità e una tensione dolorosa da vivere e difficile da confessare, perché va contro il senso comune di quel legame primordiale. Il film racconta l’ambivalenza del sentimento materno e la fatica che ancora oggi si fa ad accettarla e affrontarla. Per restituire la complessità di questo sentimento l’artista ha integrato fiction, filmati d’archivio, animazioni, elementi documentari, attraverso i quali evoca i diversi livelli emotivi. Pauline –Charlotte Rampling- torna a Torino ‐ sua città natale ‐ per la prima volta dopo molti anni ed entra in contatto con un Centro per la maternità. Qui Pauline intraprende una ricerca sulle esperienze e i problemi delle mamme di oggi, a partire da testimonianze, video, fotografie raccolti.
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Confini: File di uomini incappucciati e intabarrati con logori mantelli risalgono faticosamente la china di un pendio innevato, trainando pesanti ingranaggi con grosse funi. Intorno a loro, una tormenta di neve, a cui si sovrappone la bufera dei graffi e la grana della pellicola. Trasportavano cannoni e artiglieria sulla cima dell’Adamello, a 3000 metri, per difendere un confine invisibile. Soldati-bambini invecchiati precocemente e giovani uomini con il volto scavato: sono italiani prigionieri degli austriaci, gli uni in guerra contro gli altri in nome di un’idea astratta di patria che, all’inizio del secolo scorso, ha prodotto nove milioni di morti e sei milioni di mutilati. Grazie alla presenza in trincea di un ignoto operatore, quegli sguardi di un secolo fa arrivano a noi e ci interrogano. L’artista ha scelto di utilizzare queste ed altre immagini, provenienti dall’Archivio dell’Istituto Luce che festeggiava i suoi 90 anni, per realizzare un cortometraggio incluso nel film collettivo “9X10 Novanta” presentato al festival di Venezia come evento speciale della Mostra in collaborazione con le Giornate degli Autori. Il film indaga il concetto di “confine”, partendo proprio dai confini reali e dalle trincee, così caratterizzanti della Grande Guerra, per spingere la visione verso una dimensione interiore.